Battuta
provocatoria per iniziare:
Oggi che l’ascensore
sociale in Italia è fermo per manutenzione ordinaria rimane la scala mobile
della politica. Alcuni si candidano e da nessuno che erano diventano improvvisamente
persone con alto reddito.
Neppure
questi nuovi pervenuti però, salvo doti che forse avranno occasione di
mostrare, diventeranno veramente ricchi, e la storia la subiranno come tutti e
verranno scordati come noi assieme al 99,99 % degli italiani.
La
realtà è che se io passo per strada, ovunque mi trovi, vedo dimore storiche
dove hanno vissuto duchi, conti, grandi industriali e funzionari, principi e
benefattori che, avendo avuto molto dalla vita, hanno generosamente deciso di condividere
parte delle loro ricchezze anche con altri. Oppure abitazioni di persone che
hanno goduto egoisticamente di quanto poteva offrire loro una condizione da
privilegiati ma poi la morte, che sa come trattare ogni umana ambizione, li ha
costretti a lasciare in eredità ai posteri ciò che avevano avuto prima solo per
sé stessi.
E
poi trovo libri che parlano di grandi famiglie o di stupende opere d’arte commissionate
o rese possibili da ingenti capitali, e trattano temi enciclopedici o culturali
che raramente toccano le singole persone del popolo, e ancor più raramente ne
fanno i nomi. Di questi testi sono piene le biblioteche, e ne rappresentano la
struttura storica e fondante. Ed io? E tu? Che fine farà il nostro ricordo se
pure io mi dedico a trovare informazioni su un ricco mercante di sete che assieme
ad un nobile dotato di spirito pratico creò le condizioni per edificare un
teatro che, ancora oggi, è un centro culturale della nostra città e dove, tempo
fa, troppo tempo fa, vedemmo una rappresentazione di kathakali? Il tuo ricordo
è affidato ai pochi che ti conobbero, a poche cose fragili e destinate a
sparire, esattamente come il mio. Io di me non mi lamento, ma per chi desidero
mi piacerebbe che restasse un segno, un nome scolpito, un ricordo non troppo
veloce a scappare.
E
mi scattano sentimenti poco nobili, sensi di inferiorità, insofferenza per chi
ha più fortune materiali di me, per chi ha ancora accanto il compagno o la
compagna di una vita, e mi fa tristezza il vedere chi, invece, distrugge questo
piccolo e temporaneo tesoro. Vorrei non sentirmi inferiore a nessuno, e non
chiedere mai nulla a nessuno, con orgoglio. Essere in grado di invitare invece
di aspettare di essere invitato, ma questo comporta, anche senza esagerare, una
certa disponibilità di mezzi economici, e non sempre le cose vanno come si
vorrebbe, o si ha lo spirito giusto per spendere. Sono venale, in fondo, e lo
sono sempre stato. Se chi mi legge non lo è può chiedermi in privato le mie
coordinate bancarie, e dimostrami concretamente quanto poco venale sia giusto essere con un bonifico a me intestato. Ma,
superata la battuta provocatoria, sono convinto che prima occorra star bene e solo
dopo si possa pensare far star bene gli altri.
Tu
eri diversa. Migliore di me. Io penso di non poter far nulla per cambiarmi a
questo livello, o forse posso e non lo voglio fare, o forse, ancora, non sono
tanto egoista come mi penso. Non so approfondire questo aspetto. Sento di
appartenere ad una parte non molto fortunata e tuttavia infinitamente più
fortunata di miliardi di altri esseri umani. Di loro sparirà il ricordo, sono e
saranno solo numeri. Alcuni forse fortunati hanno lasciato a loro memoria
castelli, statue, dipinti e ville stupende. Di noi due resterò poco, ed io
tento di affidare all’aria queste parole. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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