Molte domande, poche risposte. Che poi le
risposte te le raccomando. Tu, ad esempio, che risposte puoi darmi? Io di domande da
farti ne avrei iniziando ora e continuando poi per vari giorni…
La prima domanda che mi viene è se mi
ascolti, se mi vedi, dove sei, cosa fai, se ti ricordi di me…Ma hai ragione,
non è una sola domanda. È che una sola, isolata, neppure mi viene. Le cose
stanno così.
Tu non ci credevi. Io non ci credevo. Noi non
ci credevamo. Però se continuo a non crederci non mi sento soddisfatto, e non
so cosa decidere.
Prove non ne ho di alcun tipo, né in un senso
né nel suo opposto.
Basandomi esclusivamente sul metodo
scientifico non andrei molto avanti. La scienza non sonda il soprannaturale (ciò
che va oltre il mondo naturale) e non arriva neppure a definire in modo certo e
preciso le cose più semplici o i fenomeni più comuni. Ogni sua affermazione, per
definizione, potrebbe essere smentita già domani.
Le fede si interessa invece esattamente di
ciò che non si può verificare con i sensi, ma occorre crederci, ed è dura
riuscirci. Qualcuno parla di dono, in questo caso. Ma è il dono dell’illusione?
È quello del pensiero consolatorio? È chiaro che se mi convinco, magari
sbagliando, poi mi sento meglio. Almeno sino a quando non mi sorgono dubbi.
Ma tu, in definitiva, ora dove sei? Io ti
parlo ininterrottamente da mesi e mesi. Tu raramente mi arrivi in sogno. Io mi
confronto con quello che mi hai detto, con le tue azioni, con quello che mi hai
lasciato, con le tue mille eredità sparse ovunque, che mi creano dolore
ritrovandole ma senza le quali non so restare. Non pensavo sarebbe andata così.
Non l’ho mai neppure immaginato in questi termini. E trovo il tutto di un’ingiustizia
immane, anche se colpisce ogni persona, prima o poi. Il proverbio sul mal comune
in questo caso non funziona.
Mi definirei un ateo possibilista, se avesse
un significato. Non conoscendo alcuna risposta so che le alternative sono
diverse, e tra queste ne includo alcune irrazionali. Non mi piace l’integralismo,
neppure quello della ragione e del buon senso. Credo in una sana pazzia, e
moderata.
Ed allora apro parentesi, una dopo l’altra. Inizio
attività e progetti, poi mi fermo e ne inizio altri, e poi sospendo pure
questi. Di tanto in tanto qualche parentesi la chiudo ed arrivo ad un risultato
sufficientemente completato.
E tu sorridi, esattamente come il 1° maggio
del 2006, sorridi ancora. Nulla era nell’aria, tutto era leggero, le
possibilità sembravano a portata di mano, e la vita offriva problemi comuni
miscelati con piccole soddisfazioni e mille progetti ancora da realizzare. Già.
Era così. Ed ancora io mi faccio domande.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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