martedì 1 maggio 2018

perché?



Molte domande, poche risposte. Che poi le risposte te le raccomando. Tu, ad esempio, che risposte puoi darmi? Io di domande da farti ne avrei iniziando ora e continuando poi per vari giorni…
La prima domanda che mi viene è se mi ascolti, se mi vedi, dove sei, cosa fai, se ti ricordi di me…Ma hai ragione, non è una sola domanda. È che una sola, isolata, neppure mi viene. Le cose stanno così.
Tu non ci credevi. Io non ci credevo. Noi non ci credevamo. Però se continuo a non crederci non mi sento soddisfatto, e non so cosa decidere.
Prove non ne ho di alcun tipo, né in un senso né nel suo opposto.
Basandomi esclusivamente sul metodo scientifico non andrei molto avanti. La scienza non sonda il soprannaturale (ciò che va oltre il mondo naturale) e non arriva neppure a definire in modo certo e preciso le cose più semplici o i fenomeni più comuni. Ogni sua affermazione, per definizione, potrebbe essere smentita già domani.
Le fede si interessa invece esattamente di ciò che non si può verificare con i sensi, ma occorre crederci, ed è dura riuscirci. Qualcuno parla di dono, in questo caso. Ma è il dono dell’illusione? È quello del pensiero consolatorio? È chiaro che se mi convinco, magari sbagliando, poi mi sento meglio. Almeno sino a quando non mi sorgono dubbi.

Ma tu, in definitiva, ora dove sei? Io ti parlo ininterrottamente da mesi e mesi. Tu raramente mi arrivi in sogno. Io mi confronto con quello che mi hai detto, con le tue azioni, con quello che mi hai lasciato, con le tue mille eredità sparse ovunque, che mi creano dolore ritrovandole ma senza le quali non so restare. Non pensavo sarebbe andata così. Non l’ho mai neppure immaginato in questi termini. E trovo il tutto di un’ingiustizia immane, anche se colpisce ogni persona, prima o poi. Il proverbio sul mal comune in questo caso non funziona.

Mi definirei un ateo possibilista, se avesse un significato. Non conoscendo alcuna risposta so che le alternative sono diverse, e tra queste ne includo alcune irrazionali. Non mi piace l’integralismo, neppure quello della ragione e del buon senso. Credo in una sana pazzia, e moderata.
Ed allora apro parentesi, una dopo l’altra. Inizio attività e progetti, poi mi fermo e ne inizio altri, e poi sospendo pure questi. Di tanto in tanto qualche parentesi la chiudo ed arrivo ad un risultato sufficientemente completato.

E tu sorridi, esattamente come il 1° maggio del 2006, sorridi ancora. Nulla era nell’aria, tutto era leggero, le possibilità sembravano a portata di mano, e la vita offriva problemi comuni miscelati con piccole soddisfazioni e mille progetti ancora da realizzare. Già. Era così. Ed ancora io mi faccio domande.  


                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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