Se di notte in una via poco illuminata incontri
chi non vedi da tempo che fai? Non è naturale aver voglia di fermarsi e parlare,
chiedere, informarsi su cosa è successo in tanti anni ed avere il desiderio di
raccontare a propria volta cosa è avvenuto della nostra vita?
Questo pensiero mi viene, qualche volta, riferito
a persone che non vedo da tanto e per le quali potrei pure fare una telefonata,
anche se non sarebbe la stessa cosa. Sarebbe meglio potersi sedere su un
muretto, o ad un tavolino di un vecchio bar con una birra fresca, e poi
lasciarsi andare a quello che la mente decide di riportare alla superficie del
ricordo.
E se incontri un morto, al quale eri legato,
fuggi? Non è normale uscire la sera ed incontrare morti, anche se molti lo
sono, dentro, io però lo vorrei, almeno per una volta. E non fuggirei da mia
madre o da mia nonna, da mio nonno o da mio padre. Non fuggirei dalla piccola
Antonia, o da mio zio Alduino, né dai tanti che ho perso negli anni, ed in
parte dimenticati, per mia colpa. Sarei curioso, vorrei sapere le cose che
nessuno mi ha detto, scoprire fatti della loro gioventù, di tempi ormai finiti,
di luoghi trasformati.
Vorrei uscire ancora una sera con te, senza meta,
come da tantissimo non facevamo, magari metterci accanto e leggere ognuno il
proprio libro sfruttando la luce debole che viene da una piccola lampadina, senza
la necessità di dire nulla. Inutile. Basterebbe sapere che ci siamo. Solo questo.
In
un film visto da poco, secondo un proverbio arabo, la felicità è una casa a cui
si guarda indietro, quindi si è fortunati se si è vissuto tanto, perché
si ha tanto da guardare indietro. Sarà così? Sarò fortunato?
Mi manchi da morire, Viz.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.