Oggi ti ho chiesto molte cose, ma sono un paio di
giorni che non scrivo nulla su questo mio blog per un motivo banale. Temo di
ripetermi. Quindi o non ho il coraggio di andare sino in fondo su certi temi (possibilità
assolutamente non da scartare) oppure decisamente ho già detto ogni cosa
possibile da quasi tutti i punti di vista, ed è inutile e controproducente
assillare chi vorrebbe leggere anche qualche cosa di diverso.
E poi sono pure nervoso, sempre da un paio di
giorni. Non so mettere a fuoco in modo logico le cose che mi vorrebbero
sgorgare troppo confusamente fuori, e quindi ho optato per il silenzio. Sono in
atto mutamenti che mi spaventano. Neppure spiacevoli, ma io li affronto con
difficoltà.
Oggi mi hai detto le solite cose, me le ripeti
ogni giorno, segno che me ne devo ancora convincere. Tu non ci sei più. Non ci
sarai mai più. Ormai è finita per sempre quella nostra parabola troppo veloce
di vita assieme. Resta tutto quello che mi hai dato, mi resta il tuo coraggio,
che posso solo imitare, e mi rimane il dovere di continuare, anche al posto tuo.
Poi però mi hai fatto una promessa. Che il mio ultimo
istate sarà felice. Sarà quando sarà. Non lo sai tu e non lo so io quando
avverrà, ma sarò felice in quel mio ultimo momento di vita. E tu mi aspetterai
esattamente lì, al varco.
È una promessa che mi lascia stranito, mi fa
piacere e non so come prenderla. Io ti credo però. Entrambi siamo per buona
misura atei. Entrambi poco permeabili da sette religiose o da metodi non
occidentali di meditazione. Unica nostra debolezza legata a questo genere di cose era che tu leggevi l’oroscopo,
senza crederci, mentre io gioco rarissimamente al lotto o cedo a tentazioni simili perché ogni
volta sono convinto di vincere. E poichè ogni volta perdo, non gioco quasi mai.
Ora l’oroscopo lo seguo un po’ di più, lo ammetto. Non ci
credo ma un po’ mi distrae e mi aiuta. Io poi odio la musica da meditazione, mi
irrita chi mi saluta con namastè, è difficile che mi faccia prendere da nuovi entusiasmi
però ti credo. A te credo. E voglio credere, di conseguenza, che alla fine avrò
fatto il mio possibile, altrimenti non potrei essere felice.
Che vera idiozia ho raccontato, scusa. Basata sul
nulla. Sul non sapere niente del dopo. Solo sul fatto che tu ci sarai, ad
aspettarmi, ed io sorriderò.
Direi che per oggi mi posso accontentare.
Ciao, Viz. I mesi passano, ed io mi arrampico sugli specchi. Per
due giorni sarò impegnato con lavori che da tempo speravamo entrambi potessero
iniziare. Se li vedrai, sarà con i miei occhi. E se non mi leggerai qui il
nostro contatto non ha bisogno di questi mezzi limitati. Mi leggerai dentro. E mi
manchi, ma questo lo sai.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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