Leggendo
parte della definizione di epistolario che presenta il vocabolario Treccani: Raccolta delle lettere scritte (talora anche
di quelle ricevute) da una persona, spec. da uno scrittore o in genere da un
uomo illustre, e il libro in cui sono stampate… direi che non è il nostro
caso. Tu non sei illustre, io men che meno. È già molto se ho momenti di
lucidità.
Malgrado
ciò questa è la definizione impropria che più si avvicina alla descrizione di
alcuni dei miei recenti post. Io parlo e tu ascolti o rispondi. E viceversa. Il
tutto in forma surreale, artificiale (eppure non ho mai scritto parole più vere).
Del
resto prima stavo fuori, ho visto passare una donna, che non ti assomigliava
per nulla, che portava un piccolo mazzetto di fiori chiaramente raccolti da
lei. Ed io ho visto te. Ora a chi dovrei dirlo questo se non a te, in questa
forma che si può confondere con un epistolario?
Poi
è passata una Fiat 600, simile alla tua. Non ho capito chi fosse a guidarla, ed
ancora ho visto te.
Su
una montagna lontana so che c’è un punto panoramico dove andavi ogni tanto con
le tue classi. Ho immaginato che tu mi potessi vedere camminare veloce, col
vento che soffiava e la mia paura che iniziasse a piovere. Mi guardavi? Non lo
saprò mai.
E
il vento? Anche il vento si è divertito a rimescolare i ricordi, a farmi
tornare indietro, a portarmi nostre immagini, solo nostre.
Anche
un discount dove sono entrato passando mi ha riportato al tempo del retsina e
dei dolmadakia. E se non lo dico a te, a chi lo dico?
Mi manchi da morire,
Viz, e continuo a raccontarti ciò che non saprai mai oppure che sai già. Tempo apparentemente
perso in ogni caso, quindi, ma forse no. Non ridere di me. (ps. buona la Sacher?)
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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