Nel profondo del mare, quello che spaventa per la
sua oscurità e dove vivono creature mostruose se rapportate agli esseri più di
superficie, di terraferma o volanti ai quali siamo abituati esiste un luogo,
non chiedermi come l’ho saputo, dove la luce non dipinge, dove la pressione
schiaccia l’acciaio, dove il suono è deformato dagli echi e non arriva nulla
dalle onde in alto se non il pulviscolo naturale che da milioni di anni
sedimenta e i pochi cadaveri degli annegati non per loro colpa portati lì dal
gioco misterioso delle correnti marine.
Pare ne esistano altri di questi luoghi, simili
per la funzione che svolgono, e che raccolgono i resti di chi un tempo viveva.
Quando la Luna, una volta ogni 28 giorni, è
nuova, durante la notte quelle ombre tornano per poche ore quello che furono. Restano
ombre, certo, e non hanno bisogno di respirare, o di parlare, o di fare nulla. Non
hanno doveri ma solo un desiderio: tornare alla vita
che hanno perso.
Assumono l’aspetto che a loro viene più naturale,
quello che loro ricordano come il più vicino a quello che furono. Ed allora
ecco ragazzi di 30 anni, forti, sorridenti, sempre pronti allo scherzo. E giovani
donne, tutte bellissime, nel loro anno più felice. Non ci sono bambini, né anziani,
né malati, né antichi rancori. Il mare ha sciolto quelle tensioni umane, le ha
purificate, ne ha lasciato solo qualche ricordo legato a chi hanno amato, o che
avrebbero voluto amare.
Le ultime arrivate, tra quelle ombre, solo per
quella notte, salgono in superficie, tornano dove vissero e lasciano, tutte, un
piccolo segno. Pochi le vedono. Anche chi ha perso una persona cara da poco
difficilmente si accorge del loro costante passaggio, ogni mese, sino alla fine
dei giorni concessi.
Non scendono dal Paradiso, e l’Inferno non
esiste, devi saperlo (l’Inferno è il nulla), ma salgono dal fondo del mare,
sempre, senza mai stancarsi di partecipare, anche se ormai ombre, alla vita. Senza
di loro noi, che ci illudiamo di vivere eternamente, non esisteremmo. Senza di
noi loro non avrebbero desiderio di salire.
E poi che succederà? Io so solo quello che
succede in fondo al mare. Tanti anni fa vidi dove la luce si perde negli
abissi, ed ebbi stupidamente un po’ di paura. Ma allora non avevo nessuno, là
sotto, che aspettasse il novilunio. Allora non lo sapevo ancora. Non so cosa
avrei fatto. Oggi vivrei diversamente quelle sensazioni, forse con meno timori,
o forse cercando di vedere meglio, oltre i raggi del sole che convergono verso
il basso.
Forse, Viz, proverei a cercarti, a scorgerti. E tu, forse,
come un regalo per te e per me, ti mostreresti.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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