Conoscevo una bambina, ma l’ho conosciuta quando
non era più una bambina.
Mi raccontava di un paese dove era nata, famoso
per il ponte gobbo. E di una grande stanza da letto dove aveva imparato ad
andare in bicicletta. E poi degli scherzi che lei e la sorella si divertivano a
fare a chi aveva l’avventura di passare sotto il loro balcone, mentre loro si
nascondevano e ridevano.
Che il padre avrebbe voluto un figlio, e che le
insegnò a pescare, e che lei ne fu molto orgogliosa e felice.
E poi delle difficoltà ad iniziare a lavorare,
dell’atteggiamento inquisitorio della madre che alla fine ottenne, come effetto
finale, quello di farla allontanare dalla sua famiglia di nascita. E di altre difficoltà
ad accettare la vita, di quelle alimentari, del rifiuto del cibo e poi della
sua laurea, ottenuta come rivincita per poter avere finalmente l’indipendenza.
Era forte questa bambina, con le idee chiare, con la ferma volontà di ottenere uno
spazio solo suo, di costruirsi una sua famiglia senza dimenticare quella di
origine, ma anche senza mescolare l'una con l'altra. E ancora si commuoveva se raccontava di
quel suo oco, del quale ho purtroppo scordato il nome, che le cucinarono in un
momento di sua assenza, per non farle assistere al misfatto.
Era tenera e forte, capace di badare a sé stessa
e bisognosa di aiuto come tutti. Mi rubò il cuore in un giorno marzo, mi fece
un regalo di compleanno buffo, che non gradii mai, e la cosa le dispiacque,
molto, anche perché si era rivolta ad una sedicente artista per ottenerlo, in
un pezzo unico. Ora lo conservo, facendo attenzione a non romperlo.
Scoprimmo assieme quasi tutta l’Italia e buona
parte dell’Europa continentale. Imparammo a sciare (fondo) e a ciaspolare
(poco). Non mi riuscì mai di farle vincere la paura dell’acqua dove non si
tocca, ma il mare della Grecia le piacque da morire.
Avremmo potuto invecchiare e brontolare assieme,
rinfacciandoci piccoli e grossi sgarbi. Avremmo dovuto aiutarci, in vecchiaia,
come tanti vedo fare con mia immensa invidia. Molte cose avrebbero potuto
andare in modo molto diverso, ma così non è stato.
Stamattina, andando come ormai ogni giorno,
appena posso, nel posto dove non sei, ti ho vista camminare a fatica, come
negli ultimi tempi, anche se avresti potuto essere facilmente quella bambina allegra e
sorridente, e nulla e nessuno avrebbe potuto impedirtelo.
Ed ho sentito molto
chiaramente quando mi hai chiesto: Portami
a casa mia.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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