Mi guardi e scuti la testa. So cosa vorresti
dire, ma non puoi, né puoi far nulla per farmi cambiare idea. Un po’ mi rendo
conto che mi capisci pure, ma non so che faresti tu al mio posto. Giuro. In questo
caso non saprei cosa azzardare. Prima di tutto io cerco di mantenere gli impegni.
Con calma e con i miei tempi ci provo. Ho sistemato molte cose e sommariamente
pulito i pavimenti. E poi sono uscito, prima che arrivino le previste piogge
primaverili micidiali e fastidiosissime, anche se molto attese.
Ho camminato e mi sono spinto sino alla casa non
proprio vicina di un’amica. Il tempo lo permetteva, ed io in questo periodo non
ho problemi di tempo cronologico. Il mio orologio interno credo sia impazzito. Mangio
tardi, mi alzo presto, mi addormento davanti al televisore che dice cose
incredibili alle tre di notte obbligandomi a spegnerlo e ad andare a letto.
Sono arrivato, ho trovato qualche viso familiare,
ho scambiato qualche battuta leggera su temi diversi, ho fatto finta di essere
allegro, ed alla fine, quando siamo rimasti soli io e la mia amica, abbiamo
convenuto che uno dei motivi che mi tiene aggrappato a questa vita è legato a
nostro figlio, nei confronti del quale ho enormi responsabilità. Senza di lui l’opzione
di farla finita non sarebbe del tutto da scartare. Dicono che poi si supera la
fase acuta, e diventa un’allegra situazione cronica. Vabbè. Finalmente potrò
pensare in modo un po’ meno tragico. Visto per che ora ho un motivo cerco pure
di rendermi utile, o di simulare una certa vita sociale. Ad esempio abbiamo
convenuto che a breve ci vedremo, per una cena, tra ex colleghi. Se possibile
ci incontreremo anche prima, in un gruppo più ristretto. Abbiamo discusso sull’orlo del colletto della
mia camicia, che per mia colpa non ho pensato di controllare prima di uscire. Abbiamo
divagato sul fatto che cucire è facile, per chi lo sa fare, e che non mi
spiacerebbe fare gli orli ad un tessuto che tu avevi scelto per farne una
tovaglia. Mia madre era bravissima a cucire. Tu ti arrangiavi e qualche cosa
sapevi fare. Io vedo quella bella macchina inutilizzata da troppi anni e a
volte mi viene la tentazione di provarci. Non per nulla i più grandi sarti del
mondo sono uomini (ovviamente le più grandi sarte sono donne, e credo che
questo sia intuitivo).
Ma torno al senso e cerco di divagare meno. Ieri avevo
trovato quella stoffa, bella, nuova, a scacchi azzurri, non ricordo dove la
comprammo ma certamente contribuii nella scelta. La trovai mettendo in ordine
un po’ gli armadi (non il tuo, non il tuo, stai tranquilla). E questo è un
fatto che già va a toccare corde dolorose. Poi, nel pomeriggio di oggi, non
soddisfatto, ho deciso di cercare quegli ornamenti da berretto sul genere
tirolese che ti piacevano tanto e che, in più riprese, ti avevo comprato,
svenandomi. Ma ti piacevano, e piacciono molto pure a me. Li ho trovati. Eureka.
Il guaio, lo sai, è che quando si mette mano a certe scatole, certi cassetti,
certi angoli, si rischia di trovare quello che non si stava cercando. Ed infatti
ho trovato qualche blocco notes con cose che avevi scritto tu sui nostri
viaggi. Ho visto gli auguri che nostro figlio ti ha fatto per la tua ultima
festa della mamma del 2016. (E qui potrei uccidere senza alcuna pietà chi mi
viene a dire che è una semplice ed indotta abitudine commerciale) Poi ho messo
a posto di nuovo tutto, con attenzione, trattando ogni cosa come se fosse di
cristallo prezioso. Ho agito nel mondo più veloce ed asettico possibile, ma mi
son fatto male lo stesso.
Silvano
C.©
(La riproduzione
è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.