lunedì 10 aprile 2017

bisticcio

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Certo che è il colmo. Farmi litigare in questa situazione al limite tra la pazzia ed il dialogo con l’amico immaginario, l’autoconvinzione ed il maldestro tentativo di enfatizzare i sensi di colpa per poi rimuoverli più agilmente. Che poi sfido chiunque a poter sostenere che sia io a voler litigare, ora poi…

Iniziamo male, scusa. Io oggi ho realizzato finalmente quello che mi chiedevi sin da novembre scorso. Non ce l’ho fatta prima. È stato più forte di me. Avevo troppe cose da fare. Mi mancavano testa, concentrazione e volontà di decidermi. Ho finalmente comprato un paio di piccole cose da regalare a quello gentilissimo del patronato ACLI che, se non era per lui, la pensione te la sognavi pure da morta.

So che era da molto che ti avevo chiesto di farlo, è vero…

Appunto. Oggi poi ho scritto anche due righe, per ringraziare, nel modo che mi sembrava migliore. Si vedeva che non sapeva come era finita, ma si ricordava di noi, di te in particolare. È rimasto addolorato, non ha detto quasi nulla. Mi ha dato una stretta di mano che a momenti me la frantumava. Mi ha fatto entrare facendo aspettare chi aveva appuntamento con lui e ci siamo parlati un po’. Io ovviamente non potevo non commuovermi, ma poi mi sono ripreso, ed uscito in strada ormai, con gli occhiali da sole, facevo pure la mia porca figura. Non so se in giro chi mi ha incontrato abbia capito la mia emozione. E chissenefrega.

Già, ora fai il galletto… credi che non me ne renda conto? Potrò pure essere nel sonno eterno ma stupida no, non lo sono mai stata. Come quando sopra scrivevi, e scrivevi, e scrivevi… ma a chi scrivevi poi? Stavi scrivendo un romanzo? Magari. Un po’ di soldi ci avrebbero pure fatto comodo.

Certo, è chiaro. E quando uscivo a Rovereto andavo dall’amante, è ovvio.

A volte mi chiedo se tu avessi potuto amarmi di più. Certo che sì. È sempre possibile, credo, e pure io. Ma se invece di dedicarmi ora mesi e mesi di tuoi ricordi mi avessi dimostrato meglio quello che provavi non sarebbe stato meglio? Meglio per entrambi intendo?

Sì. Credo che tu in questo possa aver ragione, eppure ho fatto quello che mi sembrava possibile. Da anni vivevo per seguirti e fare quello che mi chiedevi. Di cosa mi accusi ora?

Di nulla, credo, ad essere sincera. In fondo ti facevo fare quello che volevo. Controllavo persino il tuo umore dicendoti o tacendoti le cose che mi riguardavano. Quando andavamo alle visite tu facevi lo spiritoso ma tutti dicevano che eri tu il più debole.

Ed allora su cosa stiamo litigando, ora? Hai bisogno di sfogarti? Senti il bisogno di farlo? Io se fossi in te urlerei sino a consumare tutto il fiato in gola. Sfogati. Non so che altro poter fare. Quattro mesi fa stavamo comprando piccoli oggetti che intendevi regalare e non hai fatto in tempo a farlo. Ancora camminavi, seppure a fatica. Ora una delle campanelle che hai comprato allora è esattamente dove non sei.

Ecco, appunto di questo ti volevo dire. Non so se è il caso di trasformare una tomba, ripeto tomba, in un cascata di nastri, di piccoli oggetti, di foglietti che danno ai ristoranti, di piccole frasi. Tu sei scemo. Quello deve essere un posto serio.

Ecco, vedi, chi ti dice che debba essere serio? A me piace così. Sono impazzito o non voglio seguire le norme? Ancora una volta: chissenefrega. Se vuoi litigare pure per questo va bene. Tanto io non cambio idea. E, a proposito. Io ci vengo spesso a trovarti dove non sei. Nostro figlio ci viene molto meno. A lui fa male. Tu, se fosse toccato a me per primo, saresti venuta tanto spesso? Non mi rispondere. Non serve. Non è certo questo un motivo per litigare. Ciao, Viz.


                                                                            Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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