Sono
trascorsi 106 giorni.
Sono
passate 15 settimane.
16
sabati se ne sono andati.
A
tenerla questa contabilità sembra fredda e oggettiva, ma non vi può essere
nulla di più fuorviante, a livello personale.
So
bene che il mondo non ne viene influenzato, che i grandi avvenimenti che
interessano l’umanità sono altri e sono portato a non farmi alcuna illusione che
questo possa mutare. Mi stupirei del contrario.
Ma
per me tuttavia questi giorni contano, e molto; ogni altra cosa viene subito relegata in
secondo piano. La mia mente resta focalizzata da tempo su questa situazione e
io ricordo maniacalmente da quanto tempo tu sei assente, da quanto mi manchi.
Un
anno fa, per il primo di aprile, ti attaccai alle spalle un piccolo pesciolino
di carta. Tu ricambiasti spostandolo sulla mia schiena. Ora è appeso allo
stipite della porta, un po’ spiegazzato, ma è esattamente lo stesso. Adesso non
mi fa più ridere. Per anni con le arance presi l’abitudine di staccare il
bollino che viene messo per ricordare il commerciante e di attaccartelo sul
braccio, e tu ti arrabbiavi perché, togliendolo, ti faceva un po’ male,
esattamente come danno fastidio i cerotti quando si tolgono. Tu mi guardavi storto
ed io ridevo. Un po’ ridevi anche tu perché ti eri fatta cogliere di sorpresa.
Quando ti mettevi a guardare un film alla televisione, che fosse in diretta o su dvd,
tu puntualmente ti addormentavi verso la fine, perdendo le scene conclusive. Oppure
iniziavi a russare sonoramente, in modo da impedirci di ascoltare i dialoghi. Mi
manca il tuo russare che allora mi infastidiva, e non so se ero più stupido
allora o lo sono di più adesso. Impossibile stabilire una graduatoria. Oltretutto russavo pure io...
Giorni,
settimane, mesi ed anni. Vissuti prima di te. Vissuti con te. Vissuti dopo di
te. Ciò che è avvenuto nel breve periodo della tua presenza ora è nostro
patrimonio comune. Lo sono le auto che negli anni abbiamo avuto e poi ceduto. Lo
è anche quell’ambiente virtuale chiamato Street Wiew, fotografato in un momento nel
quale tu eri presente, fissato e salvato, in attesa di una prossima modifica
che annullerà quel particolare attimo.
Non
ho la più pallida idea di quanto ancora debba durare questa operazione di
recupero, di tentativo di salvataggio, di opposizione al destino che si è già
realizzato. Io non ne vedo una fine prossima. Non la cerco. La temo. Non conto i
giorni che mancano, conto da quanti giorni manchi. Ciao, Viz.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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