( Meglio iniziare dalla Parte prima se non l'hai ancora letta )
Dopo la visita in ambulatorio si rende conto che il
ragazzino rischia veramente di perdere la vista e lo fa sottoporre
immediatamente ad alcuni accertamenti ed analisi di laboratorio direttamente
nel suo reparto o in altri dell’ospedale, con una priorità che sollecita lui
stesso telefonicamente ai colleghi.
Con la madre si mostra sorridente ed ottimista, anche se rimane
intimidito dalla dignità di quella donna che giudica bellissima, anche se bella esattamente non è, ma circondata da un alone di femminilità .
Il cognome del ragazzino non gli è del tutto sconosciuto, ma
per il momento questo è secondario rispetto al fatto che lei, la madre, è la
donna in lutto che viene sempre più spesso nel suo sogno. Non l’ha mai vista
prima, né incontrata né saputo nulla della sua vita, sino alle nove di quel
mattino.
Quando i primi esami sono ultimati lui si congeda da quella
presenza inquietante e da suo figlio, e le fissa un appuntamento per tre giorni
dopo, sempre nel suo studio. Ignora le richieste di lei su quanto le deve per
la visita e salutandola la manda dalla segretaria per i particolari. Appena
uscita dalla stanza telefona alla collaboratrice e spiega che la donna è
seguita direttamente da lui, e tutte le spese per ora sono coperte
dall’ospedale.
La giornata per il resto si rivela una sequenza di
operazioni di routine, e nel tardo pomeriggio, quando esce finalmente all’aria
aperta, avverte una crescente inquietudine che sino a quel momento ha tenuto a
bada. Prima di sera incontra un suo uomo, gli chiede di indagare su quella
donna, e la risposta che lui già sapeva gli arriva in meno di mezz’ora. Suo
marito lo ha ammazzato proprio lui con le sue mani, ed il suo cadavere è stato
fatto trovare bruciato in un’auto in aperta campagna esattamente 13 mesi prima.
La vedova che viveva in una discreta agiatezza ora è al limite
dell’indigenza, anche se ancora conserva un appartamento di proprietà. Chi la
frequentava si è allontanato da lei, per timore di vendette, ed ora è
sola, con quel figlio gravemente malato.
A lui certe cose non hanno mai fatto alcun effetto, ed è
strano che solo ora si interessi di queste due persone. Chi le ha mandato
quella vedova, e con che faccia tosta ha superato la burocrazia ospedaliera e
del suo reparto per arrivare sino a lui? Come ha fatto? Il caso, o forse la
forza della disperazione.
Da ragazzino, con quel tipo di forza, ha saputo emanciparsi
da una situazione che giudicava insopportabile, quindi crede nella disperazione
e nel suo potere.
La sera Luciano si sposta con due delle sue guardie del
corpo nella città vicina, il capoluogo, dove ha fissato un appuntamento
particolare con una donna nel suo appartamento discreto. Non ha in progetto
alcuna violenza, neppure simulata, desidera solo regredire ad uno stadio
giovanile, di quando un giorno provò un’emozione che ancora ricorda. Entra in
quell’appartamento e chiede subito se tutto è a posto. La donna gli fa cenno di
sì e lo precede, mostrandogli la stanza e quindi la finestra con vista sulla
casa di fronte. Si avvicina, e la vede, quella finestra dall’altra parte della
strada, e all’interno, in leggera penombra, una donna nuda, immobile. Non è
come avvenne quel giorno lontano, ma lui rimane bloccato, rapito, percorso da
brividi. La donna che stava dietro di lui ora si avvicina, si muove con
leggerezza sul suo corpo, sulla sua cintura, gli apre i pantaloni e, con
lentezza, inizia a muovere la mano. Lui raggiunge il piacere in pochi minuti,
come se fosse un ragazzino inesperto, ma riesce così a placare col sesso parte
dell’inquietudine che lo tormenta, e quando più tardi ritorna in strada si
sente in pace, come sperava.
Un’ora dopo, a casa, ormai stanco, si fa una doccia in fretta e si mette a letto, addormentandosi di colpo.
Un’ora dopo, a casa, ormai stanco, si fa una doccia in fretta e si mette a letto, addormentandosi di colpo.
Col sonno arriva il sogno, atteso, e la donna che porta il
lutto ora le mostra il volto e non parla. Lo guarda soltanto, muta, e lui ne
percepisce il fascino, la femminilità ferita nei suoi affetti, il dolore e
l’ansia per il figlio. Rivede il bambino che stavolta si avvicina alla tavola e
riesce a raggiungere un frutto, una melagrana rossa e matura. La spezza con le
mani e l’interno si sgrana, i semi rossi e lucidi cadono sul pavimento
disperdendosi attorno, come se il filo si fosse spezzato e le perle rotolassero
ovunque, perdendosi.
Si sveglia, sudato come ogni volta quando fa quel sogno, ma
rimane sul letto, disteso e con gli occhi chiusi. Riflette e non sa dare
risposte alle numerose domande che si presentano. Poi si riaddormenta, e non
sogna più, o almeno non ricorda di aver
sognato.
Al mattino, al risveglio, sa già cosa deve fare, ancora non
razionalmente, certo, ma la decisione è presa. Telefona al suo uomo, lo stesso
della sera prima, e gli dice di seguire da solo le faccende nelle quali è
impegnato in quei giorni, poi va in ospedale. È presto, ma alcune analisi sono
già arrivate sulla sua scrivania. È esattamente come aveva temuto, rimangono
ancora alcuni dubbi, certo, ma le speranza che si sbagli sono minime. Lui è un
buon medico, lo sa, anche se non certo un luminare, e quella malformazione che
potrebbe portare progressivamente alla cecità il ragazzino è di origine
nervosa, legata all’origine del nervo ottico. In Italia nessuno sa intervenire
in casi del genere, ma negli Stati Uniti, in una clinica universitaria vicina a
Boston, una equipe medica opera da alcuni anni su pazienti con patologie simili
con una percentuale altissima di successi.
Luciano nei giorni che seguono, appena ottenuti gli ultimi
risultati, ha un’intensa corrispondenza telefonica e via mail con gli Stati
Uniti, contatta un’associazione di volontariato in modo anonimo, organizza nei
minimi dettagli ogni cosa, rimanda l’incontro con la donna e con suo figlio di
oltre due settimane e, quando finalmente la riceve, è per comunicarle quasi in
modo impersonale che lei e suo figlio partiranno in aereo diretti a Boston
esattamente tre giorni dopo. Nel frattempo dovrà rivolgersi ad un certo
indirizzo dove le daranno tutta l’assistenza e le informazioni necessarie. La
congeda con un sorriso ed evita ogni suo tentativo di avere altre informazioni,
dicendole soltanto che andrà tutto bene, e che la cosa non presenta nessuna
difficoltà, ma che è meglio seguire la va che lui le ha indicato.
Dopo aver lasciato la donna ed aver fatto in modo
di far arrivare sul suo conto bancario una somma notevole motivando
l’operazione come conguaglio e risarcimento di una non meglio precisata
operazione in borsa, è arrivato il momento di pensare a se stesso, e prende
accordi segretamente attraverso una normale agenzia di viaggio con un albergo
di Copenaghen, la prima tappa che ha
deciso di raggiungere sotto falso nome per poi sparire definitivamente,
probabilmente in Norvegia. Si muove con prudenza ed attenzione, senza troppa
fretta, e senza modificare le sue abitudini. Proprio in quei giorni ha contatti
con un emissario del boss al quale conferma di come la situazione sia
assolutamente sotto controllo, e che da mesi ormai la polizia non ha alcun
motivo di indagare sulle loro attività. Gli affari insomma vanno bene, e si
diversificano, esattamente come è bene fare in ogni azienda sana.
Si concede ancora una serata particolare,
nel capoluogo, che si svolge esattamente come la volta precedente, e quando
tornano con l’auto verso casa sua lui è tranquillo, pensando al volo di linea
che lo aspetta due soli giorni dopo, destinazione Copenaghen.
Scende dalla vettura e si avvicina al
portone di casa quando una moto con due a bordo arriva veloce. Il passeggero
estrae una pistola e spara tre colpi, tutti a segno. Luciano cade, perde
conoscenza all’istante e non si rende conto più di nulla.
Rimane in coma meno di 12 ore, prima di
morire.
Nell’ultimo sogno la donna in lutto
ritorna, sempre muta, seria, e lo guarda con pietà. Poi si gira verso il
bambino, lo prende per la mano, e si allontana con lui. Il bambino nell’altra
mano ha una mela cotogna, gialla, matura e profumatissima. La morte lo
raggiunge col profumo della cotogna.
Un’infermiera, malgrado i rigidi
regolamenti dell’ospedale e del reparto rianimazione, aveva messo su un piatto
della stanza una mela cotogna del suo giardino. È convinta che lo stimolo
offerto da quel profumo intenso aiuti i pazienti in coma.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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