La notte Luciano, nel suo appartamento nel centro storico,
dormendo come al solito da solo nel suo enorme letto che non ha mai visto
alcuna donna o uomo coricarsi con lui,
fa un sogno.
- La tavola è preparata, piatti preziosi e posate di argento,
calici di cristallo e stoffe orientali. Disposti in apparente disordine
direttamente sulla tovaglia tre tipi frutti, due gialli, ed uno rosso. Cotogne
profumatissime, cedri di un giallo paglierino ipnotizzante, e melagrane che
nascondono all’interno il loro segreto.
Nell’aria una musica forse turca che suggerisce fruscio di vesti leggere
e danze a piedi nudi. Donne altere, lontane ed invisibili, fanno solo intuire
la loro presenza, sono una promessa che non intendono mantenere. Un bambino si
avvicina ai frutti, li desidera, ma non può raggiungerli, perché un vento
cattivo lo tiene lontano dalla tavola, eppure l’aria è ferma, ed il bambino se
volesse, se capisse, se accettasse, si potrebbe avvicinare. Ma non può. Arriva
ora una donna alta, non le scorge il viso, ma sa che è bellissimo, lui l’ha già
visto: occhi neri e pericolosi, labbra socchiuse, guance pallidissime e zigomi
alti, capelli lunghi e neri. Anche l’abito lungo che indossa è nero. Capisce
che la donna è in lutto e che il lutto non è per un amato morto, ma è per lui,
vivo. -
Apre gli occhi, ora, e ricorda solo questo, altri
particolari forse importanti gli sfuggono già, e si perdono nel tentativo di
recuperarli. L’inquietudine arriva, nuova e sottile, con una sensazione di gelo
che non gli passa, e la scaccia, o tenta di farlo, con fastidio. Si alza, va in
cucina e beve un bicchiere d‘acqua. Nel palazzo c’è silenzio assoluto. Si
affaccia e guarda nel cortile interno. La luce della guardiola è accesa. Sono
le tre di notte. Il portiere è sicuramente sveglio, forse al computer, nello
stanzino protetto da un vetro antiproiettili. Senza far mai apparire la sua
persona come interessata alla cosa Luciano ha fatto in modo che il vecchio
portiere fosse mandato in pensione ed al suo posto fosse assunto Gaspare, ex
guardia giurata, ora legato al gruppo che Luciano stesso controlla senza che
nessuno di loro conosca la sua vera identità.
Si fida sempre meno. Non gli basta più sapere quasi tutto
quello che avviene in città, ora vuole essere sempre seguito ad una certa
distanza da alcuni uomini fidati che si danno il cambio. Desidera evitare
sorprese spiacevoli da quando il suo primo boss è caduto sotto i colpi del suo
vice, ormai tre anni fa. Lui non ha impiegato più di poche ore per far arrivare
al nuovo capo la sua disponibilità assoluta a seguirlo, e nel confermagli di
non essere interessato a controllare direttamente nulla, ma di voler continuare
a servire come prima l’organizzazione. Non ha avuto alcun fastidio, ed ha
continuato a guadagnare come prima, forse anche di più.
Ora prova un nuovo piacere nel veder prima torturare e poi
morire chi ha commesso qualche errore con l’organizzazione. In alcuni casi è
lui stesso che col coltello affilato uccide la vittima designata, legata e con
la bocca sigillata.
Non capita molto spesso, ovviamente, che lui abbia questa
possibilità di sfogare il suo crescente sadismo assassino, anche perché è
sempre preferibile far capitare incidenti o simulare la morte casuale, ma
quando è possibile ormai lui deve essere presente.
È pienamente consapevole e non prova alcun rimorso o
pentimento. I suoi uomini hanno paura di lui e lo rispettano. Dei vecchi
compagni di paese, di quel primo gruppo di sette, ormai ne sono rimasti due
soli. Tre sono morti, uccisi da tempo, ed altri due sono in carcere. Loro sono
tra i pochi che conoscono il suo segreto. Per tutti lui è solo un affermato e
giovane primario ospedaliero.
Al rinfresco che ha offerto per festeggiare i suoi 40 anni
ha invitato una selezione ristretta di persone alle quali è legato
professionalmente, ed ha affittato per l’occasione una saletta privata di un
ristorante tipico. Non ama ricevere nessuno né in città, nell’appartamento in
centro, né in paese, dove ormai si reca raramente dopo la morte della madre, ed
ha affidato la cura di ogni cosa ad una coppia di anziani che vivono in poche
stanze della grande casa. Ogni tanto vede in quegli ambienti aperti solo per
l’occasione qualche parente o vecchi amici con i quali ha conservato contatti,
ma sono tutti rapporti formali, mantenuti esclusivamente per non destare
inutili sospetti.
I due ancora in circolazione del primo gruppo ormai curano
in modo autonomo la situazione senza che lui debba fare molto.
Ricorda una ricerca fatta durante il periodo delle medie,
quando, con la scusa di un approfondimento storico, aveva letto con morbosa
curiosità antichi testi con le descrizioni dei supplizi ai quali Vlad, il
principe impalatore, sottoponeva i prigionieri, oppure di quando aveva trovato
quasi per caso vecchie stampe con la descrizione del periodo dell’inquisizione
spagnola e delle torture inflitte dal Torquemada.
Si rende conto che non gli sarebbe dispiaciuto avere quel potere di vita e di
morte, e intanto non accantona i progetti di ritirarsi, ma semplicemente li
rimanda. Ormai non è più il denaro che cerca.
Una sera si reca in una villetta
discreta, nella prima periferia, dove ha appuntamento con due ragazze. Si
sposta con cautela ed evita di usare la solita auto, si fa precedere da una
guardia del corpo armata che poi l’aspetta fuori il tempo necessario ed entra
da solo. Ha preso accordi precisi, vuole sfogare sino in fondo il suo istinto
sadico mescolando sangue e sesso, e per questo pagherà molto, senza discutere.
Le due donne sono professioniste, sanno recitare la loro parte come concordato,
sono belle, e lo ricevono vestite da segretarie. In poche decine di minuti lui
è già in preda alla follia e una delle due è legata, seviziata dall’altra con
corde, cinture, fruste. A lui però non basta, interviene direttamente, le
sigilla la bocca, ed inizia lui a colpirla, a stringere la cintura che porta al
collo. L’altra inizia ad avere paura, ma lui la ignora, e continua senza freni,
sino a quando la ragazza legata soffoca e rimane inerte, davanti a lui, ancora
legata ad alcuni anelli fissati al muro. La seconda ragazza inizia ad urlare,
ma lui le si avvicina e la strangola con le sue mani, raggiungendo in quel
momento un livello di piacere che pensava fosse impossibile.
Va in bagno, si pulisce, chiama col
cellulare l’uomo che è fuori e gli ordina di organizzarsi e di far sparire i
due corpi, poi se ne torna a casa, senza scorta, soddisfatto di quello che ha
appena fatto. Ha appena ucciso due persone, due donne, non perché coinvolte in
qualche modo con la malavita, ma solo per suo piacere. Ora non ricorda bene il
loro viso, ma solo la maschera di terrore dei loro ultimi istanti, la realtà
deformata.
Dopo il duplice omicidio, che sulla
stampa locale viene solo riportato come sparizione senza tracce di due ragazze
probabilmente legate alla prostituzione d’alto bordo, Luciano sembra mutato, e
per vari mesi si dedica molto di più alla sua vita pubblica, lasciando ai suoi
uomini di fiducia tutti gli affari.
Negli anni che seguono il suo la sua
parte nascosta emerge nuovamente, e fa morire tra tormenti atroci i pochi
sfortunati sui quali si può sfogare prima di far sparire per sempre i loro
corpi. Un pentito che ha commesso l’errore di denunciare le persone sbagliate
finisce impalato, e la sua agonia dura quasi un intero giorno. Poi tutto viene
dato alle fiamme, e non rimane traccia di nulla.
Luciano sempre più spesso sogna la donna
alta e vestita di nero, la riconosce senza che mai lei mostri il suo viso, e
sente forte il suo dolore per il lutto che porta. Ogni volta si sveglia
inquieto, sudato, e impiega sempre più tempo per riacquistare la calma, ma poi,
per alcuni giorni, sembra lontano da ogni pensiero di violenza, e in ospedale è
disponibile ed umano in modo persino esagerato, lasciando perplessi tutti
quanti. Sono parentesi tuttavia, che quando finiscono neppure ricorda, e
ritorna quello di prima.
Durante una di queste parentesi una donna
chiede di poterlo vedere perché il figlio rischia di perdere la vista. Non ha
appuntamento, non ha raccomandazioni, e normalmente neppure presterebbe
attenzione a tale richiesta, ma adesso la riceve subito,e la fa accomodare nel
suo studio senza formalità.
È alta, veste di nero, è in lutto per il
marito ucciso poco più di un anno prima, e la riconosce immediatamente.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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