La donna dell’anno 2013 non è una sola, e, anche rimanendo
in Italia, commetterò sicuramente grosse ingiustizie citandone, come esempi,
solo alcune, scusandomi in anticipo per chi dimenticherò.
Vorrei partire con lei: Josefa Idem. Nata in Germania,
sposata con un italiano, è diventata una delle nostre atlete di maggior
prestigio internazionale, partecipando a numerose edizioni di giochi olimpici e
dimostrando una forza ed una tenacia eccezionali. Impossibile non ammirarla
quando gareggia e, per me, impossibile dimenticare il suo impegno politico con la
sinistra.
La cosa più bella che ha fatto, nella sua carriera, è stata
la rinuncia all’importante ruolo di Ministro della Repubblica col Governo
Letta. Dopo pochi giorni di polemiche e messa in discussione del suo
comportamento nei confronti del fisco, sul quale non entro nel merito, ha
rassegnato le dimissioni, cosa molto rara in Italia. Non si è mostrata attaccata alla poltrona, come si usa dire, né
al prestigio del ruolo. Il suo distacco le rende onore, così come la sua
apertura ai matrimoni tra persone dello stesso sesso ed il suo impegno su vari
piani, oltre a quello sportivo.
Recentemente ha pubblicato un libro dove racconta la
sconfitta politica come una delle più dure che ha dovuto affrontare.
Un’altra donna che merita un ricordo, impegnata come poche,
è Giusi
Nicolini, sindaco di
Lampedusa e Linosa, in prima linea ai confini del nostro Paese ed a contatto con la
sofferenza dei migranti, schierata dalla parte dei deboli, degna rappresentante
di tutti i lampedusani nella loro opera difficile di accoglienza, spesso dimenticati
dagli altri italiani. Qui si possono ascoltare le parole del sindaco in occasione dell'incontro a Bruxelles con il
presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, insieme al governatore siciliano
Renato Crocetta, il 24 ottobre 2013: ''Dopo tante bare, non
deludeteci''
Poi LeaGarofalo “Figlia di un boss, sorella di un boss e sposa di un boss,
volevano
cancellarla per sempre dalla faccia dalla terra. Aveva parlato. Volevano farla
diventare niente, cenere.” La figlia ricorda così la madre: “Lea, la mia cara
mamma, ha avuto il coraggio di ribellarsi alla cultura della mafia, la forza di
non piegarsi alla rassegnazione. Il suo funerale pubblico, al quale vi invito,
è un segno di vicinanza non solo a lei, ma a tutte le donne e uomini che hanno
rischiato e continuano a mettersi in gioco per la propria dignità e per la
giustizia di tutti”
E per finire ricordo una sola tra le tante donne uccise da
chi avrebbe dovuto essere per loro un sostegno, una difesa, una donna vittima
della violenza dell’uomo. La tragedia è avvenuta vicino a dove vivo io, a
Trento, e la vittima è Yurani Jimenez
Cuadrado, che voglio ricordare col suo sorriso in un momento felice.
Troppe sono state le donne uccise in questo modo, solo in Italia.
Ecco alcune delle mie donne dell’anno 2013.
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