Da una cronaca booleana dell’anno 5846:
Oltre 18 milioni di anni fa un piccolo asteroide
extrasolare, proveniente dal settore di Proxima Centauri, ma di origine
sconosciuta, entra per la prima volta nel sistema scontrandosi con uno dei
numerosissimi satelliti minori di Nettuno e producendo nell’impatto centinaia
di corpi di dimensioni diverse, alcuni dei quali del diametro di vari
chilometri.
Dionysus
2005 KD 1.006
7.490 ha il diametro maggiore di
1,8 chilometri, ed ha la forma di un grosso fagiolo. Il suo nucleo è formato
essenzialmente da ferro, e dopo la collisione inizia a percorrere un’orbita
fortemente ellittica che lo indirizza nuovamente fuori dal sistema.
Rientra tra i pianeti che orbitano attorno al
Sole nell’anno 2004 e stavolta, superando la zona esterna dei giganti gassosi,
si dirige a velocità inimmaginabile secondo tutti gli studi precendenti
sull’argomento direttamente sulla Terra. Il preavviso strumentale è di due
settimane, la piena consapevolezza della situazione da parte degli addetti ai
lavori è di sole 24 ore dopo, e il tempo necessario al dato per arrivare a
livello governativo nei principali paesi è di ulteriori 12 ore. Poi tutto
precipita velocemente, a causa di alcune immancabili fughe di notizie, in 12
giorni di incubo.
Dionysus colpisce la Terra 200 chilometri a nord
del Kilimangiaro con la potenza di milioni di bombe di Hiroshima, solleva una
nube che oscura il Sole e provoca la morte immediata e nelle ore successive di oltre metà della popolazione mondiale. I pochi in grado di
raggiungere rifugi in aree relativamente sicure rimangono in vita per mesi e
i più fortunati anche per anni, superando così il periodo critico.
I sopravvissuti o i loro figli , nel 2036, sono
meno di tremila.
Ecco, se oggi si potesse ripartire da zero da
una catastrofe di portata planetaria come uno scontro cosmico simile a quello
immaginato o una epidemia mai vista prima o ancora una guerra usando armi
atomiche, magari innescata da uno dei tanti focolai mai spenti o da nuovi
contrasti religiosi o economici, avremmo davanti spazi da ricolonizzare,
consapevoli di come sono andate le cose con la crescita incontrollata della
popolazione, col consumo scriteriato di risorse, con le divisioni assurde tra
presunte diverse razze, con la sottomissione di un genere e la tendenza a sfruttare
ogni bene per fini assolutamente egoistici e non con un’ottica di equilibrio
ecologico.
Potremmo, forse, avere una nuova verginità, un'opportunità.
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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