( Meglio iniziare dalla Parte prima se non l'hai ancora letta )
Un ictus, improvviso, inatteso, si porta via suo padre in
meno di tre settimane. Luciano ha compiuto da poco 19 anni, è all’ultima tappa del
liceo, quella dell’esame di maturità, ed il colpo per lui è fortissimo. La
madre non parla più; abituata ad obbedire a quel marito forte e sicuro, ora non
desidera alcuna libertà, vorrebbe ancora la sua guida, e dopo il funerale la
casa diventa buia, silenziosa, nessun ospite vi sarà più invitato per molti
anni, e il lutto diventa permanente.
Lui ha amato il padre, come la madre, ma più come forma di rispetto
che non di un vero sentimento, ora lo capisce. E’ consapevole anche di aver ingannato
entrambi i genitori, ed ora sa che continua e continerà ad ingannare la madre.
Mentre in città è inserito nella buona società e cura con
attenzione rapporti e contatti che ritiene gli saranno utili, mantenendo
un’immagine pulita e da giovane avviato ad un futuro di successo, ottenendo
inoltre soddisfazioni con le ragazze che gli fanno dimenticare in parte il suo
piacere solitario, in paese la sua banda inizia a fare il bello ed il cattivo
tempo. Si ritrova a vivere uno sdoppiamento di personalità che stupisce pure
lui, ma la sua versione spietata gli piace, molto più di quella patinata e di facciata.
Ora quando esprime il desiderio che un tizio riceva una
lezione il giorno dopo, puntualmente, quello o è ricoverato in ospedale o ha avuto un incidente
con la sua auto.
I carabinieri non scoprono nulla o quasi, iniziano a girare
soldi, frutto di ricatti o furti, ma lui impone a tutti di non spendere nulla,
di mettere da parte, di non farsi notare per spese fuori della normalità.
Pretende anche che tutti lavorino, in un modo o nell’altro, e che abbiano una
vita irreprensibile alla luce del sole.
Inizia a togliersi qualche piccolo sfizio sessuale,
trovando ragazze disponibili a realizzare le sue fantasie, ma nessuna di
queste lo interessa veramente. È una parte della sua vita della quale in fondo
si vergogna, che non ama sbandierare. Non ritiene nessuna o nessuno in grado di
capire, e quindi non si confida, e non ha amici.
Ha furbizia e diplomazia sufficienti per non rendersi una minaccia per la malavita vera, quella che spara, ed anzi, senza mai esporsi, ha
un approccio col noto capo locale, ed inizia a versargli puntualmente ogni mese
una quota importante di quello che la sua banda riesce a raccogliere. In tal
modo è meno esposto su tre lati, quello della malavita organizzata, quello
delle forze dell’ordine colluse e quello di chi ogni tanto alza la testa per
infastidire i suoi.
Un mese avanti che il padre muoia si rende responsabile di
un omicidio, il primo da lui programmato nei minimi dettagli, quando un piccolo
spacciatore che non ha pagato la merce al boss locale viene trovato in fin di
vita per overdose, e giunge cadavere in ospedale.
Alcuni anni dopo, studente universitario iscritto a
medicina, votato nella futura professione a salvare vite umane, ha sulla
coscienza ormai molti delitti in tutta la provincia. Più della metà di questi
sono stati considerati semplici incidenti, e questo lo rende molto orgoglioso
della sua efficienza. La sua organizzazione non è più una banda di paese, bensì
un braccio armato della camorra. Ha due luogotenenti che fanno da filtro, non
usa telefono né posta per la sua attività nascosta, e non si fa vedere mai con
pregiudicati. Sa come far arrivare i suoi ordini in modo discreto, senza tracce
e nulla di scritto.
Come è arrivato a quel punto non se lo chiede, non è più il
ragazzino che aveva paura di quelli più grossi di lui e questo gli basta. Si
era fatta una promessa, e l’ha mantenuta, al prezzo di mentire e di essere
solo. Alcuni lo considerano un amico, e se può non li delude, ma in realtà si
rende conto di recitare, perché in fondo gli altri lo annoiano. Non riesce a
vederli se non come un mezzo per raggiungere i suoi scopi. Gli uomini o sono
alleati, e quindi da trattare con attenzione, oppure concorrenti, nemici, ed in
quel caso l’attenzione che dedica loro è ancora maggiore, subdola, e le sue
vere intenzioni sono sempre nascoste sotto molti strati di sorrisi e
dimostrazioni di stima e promesse.
Le donne invece non le vede neppure come persone. Lo
attirano, certo, ma quello che vorrebbero lui non intende darlo. Alcune le
tratta da amiche, sa come bloccare i loro tentativi di intimità senza ferirle,
gode fama di essere molto serio e rispettoso nella buona società, ed alcuni
hanno persino messo in giro voci di una sua presunta omosessualità. Non
smentisce per nulla questa falsità da salotto, sente che potrebbe persino
fargli comodo, ma quando capita non manca mai di accompagnarsi pubblicamente
con ragazze bellissime. Ad esempio è rimasto legato ad Anna, che da quel suo
salvataggio in strada non ha mai smesso di tentare di fargli capire quanto
sarebbe disponibile nei suoi confronti e di come la sua famiglia vedrebbe
benissimo una loro unione. Lui, da parte sua, è stato chiaro sin da subito:
amici sempre, ma nulla di più. Lei è molto bella, e non merita uno come lui.
Troverà sicuramente qualcuno più adatto. Alla fine lei sembra accettare la
situazione, e diviene così il confidente più importante di Anna, ruolo che
neppure le amiche più intime riescono a scalfire. E lui l’ascolta, sa mentire
nel modo giusto, sa anche consigliarla con intelligenza, e rivela una
sensibilità che lui è convinto, erroneamente, sia solo frutto della sua abilità
di attore.
Con le altre donne, quelle che non considera al suo livello,
è semplicemente se stesso, duro e interessato esclusivamente a soddisfare i suoi istinti,
senza nessuna finzione di sentimento.
La capacità mimetica e le doti naturali di comando lo
rendono una pedina importante per l’organizzazione, e lui, con precauzione,
rimane sempre defilato dai ruoli di primo piano, si fida del suo istinto e
punta invariabilmente sul vincente, ma vuole restare un esecutore, e
ritagliarsi uno spazio nel quale esercitare un potere segreto, accettato dai
capi, nel quale si rafforza giorno dopo giorno.
Nel frattempo si laurea, poi si specializza in oculistica,
visto che sa di poter arrivare ad un primariato nel giro di relativamente pochi
anni in quel settore sanitario.
A trent’anni è una promessa della medicina, ma la
specializzazione, lui lo sa bene, l’ha ottenuta attraverso scorciatoie,
adeguandosi al costume ospedaliero che premia non il merito ma ben altro.
Manovrare nell’ombra usando ogni mezzo
lecito e non lecito ora fa parte anche della sua personalità pubblica, ma in
questo, pensa con ironia maligna, sa di non stupire assolutamente nessuno. E
lavorando su due fronti accumula denaro in quantità sempre maggiore, inizia ad
esportare capitali in vari paradisi fiscali, e, per la prima volta, comincia a
pensare al giorno nel quale si ritirerà, scomparendo per tutti, in qualche
luogo esotico, o forse in un paese nordico, ma sicuramente lontano da tutto
questo, lasciando tutto e tutti, anche la madre, ormai sepolta viva
volontariamente nella casa di famiglia.
Un odio profondo per il mondo ha preso il posto di ogni
altro sentimento. È convinto di aver capito i meccanismi umani, ed ogni
conferma delle sue supposizioni lo fa staccare dai suoi simili. In ospedale ha
inaugurato una sua nuova modalità di lavoro; lascia fare ogni cosa ai suoi
assistenti, arriva a controllare com’è la situazione un paio di volte in
settimana, dispensa ordini e consigli, visita personalmente solo i pazienti di
riguardo, e si comporta ormai come un vecchio barone col doppio dei suoi anni
perché sa benissimo che nessuno è in grado di dargli problemi. La sua
professione, per lui, è solo una maschera di carnevale.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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