martedì 3 dicembre 2013

Luciano - Parte terza


 ( Meglio iniziare dalla Parte prima se non l'hai ancora letta )


Un ictus, improvviso, inatteso, si porta via suo padre in meno di tre settimane. Luciano ha compiuto da poco 19 anni, è all’ultima tappa del liceo, quella dell’esame di maturità, ed il colpo per lui è fortissimo. La madre non parla più; abituata ad obbedire a quel marito forte e sicuro, ora non desidera alcuna libertà, vorrebbe ancora la sua guida, e dopo il funerale la casa diventa buia, silenziosa, nessun ospite vi sarà più invitato per molti anni, e il lutto diventa permanente.
Lui ha amato il padre, come la madre, ma più come forma di rispetto che non di un vero sentimento, ora lo capisce. E’ consapevole anche di aver ingannato entrambi i genitori, ed ora sa che continua e continerà ad ingannare la madre.
Mentre in città è inserito nella buona società e cura con attenzione rapporti e contatti che ritiene gli saranno utili, mantenendo un’immagine pulita e da giovane avviato ad un futuro di successo, ottenendo inoltre soddisfazioni con le ragazze che gli fanno dimenticare in parte il suo piacere solitario, in paese la sua banda inizia a fare il bello ed il cattivo tempo. Si ritrova a vivere uno sdoppiamento di personalità che stupisce pure lui, ma la sua versione spietata gli piace, molto più di quella patinata e di facciata.
Ora quando esprime il desiderio che un tizio riceva una lezione il giorno dopo, puntualmente, quello o è ricoverato in ospedale o ha avuto un incidente con la sua auto.
I carabinieri non scoprono nulla o quasi, iniziano a girare soldi, frutto di ricatti o furti, ma lui impone a tutti di non spendere nulla, di mettere da parte, di non farsi notare per spese fuori della normalità. Pretende anche che tutti lavorino, in un modo o nell’altro, e che abbiano una vita irreprensibile alla luce del sole.
Inizia a togliersi qualche piccolo sfizio sessuale, trovando ragazze disponibili a realizzare le sue fantasie, ma nessuna di queste lo interessa veramente. È una parte della sua vita della quale in fondo si vergogna, che non ama sbandierare. Non ritiene nessuna o nessuno in grado di capire, e quindi non si confida, e non ha amici.
Ha furbizia e diplomazia sufficienti per non rendersi una minaccia per la malavita vera, quella che spara, ed anzi, senza mai esporsi, ha un approccio col noto capo locale, ed inizia a versargli puntualmente ogni mese una quota importante di quello che la sua banda riesce a raccogliere. In tal modo è meno esposto su tre lati, quello della malavita organizzata, quello delle forze dell’ordine colluse e quello di chi ogni tanto alza la testa per infastidire i suoi.
Un mese avanti che il padre muoia si rende responsabile di un omicidio, il primo da lui programmato nei minimi dettagli, quando un piccolo spacciatore che non ha pagato la merce al boss locale viene trovato in fin di vita per overdose, e giunge cadavere in ospedale.

Alcuni anni dopo, studente universitario iscritto a medicina, votato nella futura professione a salvare vite umane, ha sulla coscienza ormai molti delitti in tutta la provincia. Più della metà di questi sono stati considerati semplici incidenti, e questo lo rende molto orgoglioso della sua efficienza. La sua organizzazione non è più una banda di paese, bensì un braccio armato della camorra. Ha due luogotenenti che fanno da filtro, non usa telefono né posta per la sua attività nascosta, e non si fa vedere mai con pregiudicati. Sa come far arrivare i suoi ordini in modo discreto, senza tracce e nulla di scritto.
Come è arrivato a quel punto non se lo chiede, non è più il ragazzino che aveva paura di quelli più grossi di lui e questo gli basta. Si era fatta una promessa, e l’ha mantenuta, al prezzo di mentire e di essere solo. Alcuni lo considerano un amico, e se può non li delude, ma in realtà si rende conto di recitare, perché in fondo gli altri lo annoiano. Non riesce a vederli se non come un mezzo per raggiungere i suoi scopi. Gli uomini o sono alleati, e quindi da trattare con attenzione, oppure concorrenti, nemici, ed in quel caso l’attenzione che dedica loro è ancora maggiore, subdola, e le sue vere intenzioni sono sempre nascoste sotto molti strati di sorrisi e dimostrazioni di stima e promesse.
Le donne invece non le vede neppure come persone. Lo attirano, certo, ma quello che vorrebbero lui non intende darlo. Alcune le tratta da amiche, sa come bloccare i loro tentativi di intimità senza ferirle, gode fama di essere molto serio e rispettoso nella buona società, ed alcuni hanno persino messo in giro voci di una sua presunta omosessualità. Non smentisce per nulla questa falsità da salotto, sente che potrebbe persino fargli comodo, ma quando capita non manca mai di accompagnarsi pubblicamente con ragazze bellissime. Ad esempio è rimasto legato ad Anna, che da quel suo salvataggio in strada non ha mai smesso di tentare di fargli capire quanto sarebbe disponibile nei suoi confronti e di come la sua famiglia vedrebbe benissimo una loro unione. Lui, da parte sua, è stato chiaro sin da subito: amici sempre, ma nulla di più. Lei è molto bella, e non merita uno come lui. Troverà sicuramente qualcuno più adatto. Alla fine lei sembra accettare la situazione, e diviene così il confidente più importante di Anna, ruolo che neppure le amiche più intime riescono a scalfire. E lui l’ascolta, sa mentire nel modo giusto, sa anche consigliarla con intelligenza, e rivela una sensibilità che lui è convinto, erroneamente, sia solo frutto della sua abilità di attore.
Con le altre donne, quelle che non considera al suo livello, è semplicemente se stesso, duro e interessato esclusivamente a soddisfare i suoi istinti, senza nessuna finzione di sentimento.

La capacità mimetica e le doti naturali di comando lo rendono una pedina importante per l’organizzazione, e lui, con precauzione, rimane sempre defilato dai ruoli di primo piano, si fida del suo istinto e punta invariabilmente sul vincente, ma vuole restare un esecutore, e ritagliarsi uno spazio nel quale esercitare un potere segreto, accettato dai capi, nel quale si rafforza giorno dopo giorno.
Nel frattempo si laurea, poi si specializza in oculistica, visto che sa di poter arrivare ad un primariato nel giro di relativamente pochi anni in quel settore sanitario.
A trent’anni è una promessa della medicina, ma la specializzazione, lui lo sa bene, l’ha ottenuta attraverso scorciatoie, adeguandosi al costume ospedaliero che premia non il merito ma ben altro. Manovrare  nell’ombra usando ogni mezzo lecito e non lecito ora fa parte anche della sua personalità pubblica, ma in questo, pensa con ironia maligna, sa di non stupire assolutamente nessuno. E lavorando su due fronti accumula denaro in quantità sempre maggiore, inizia ad esportare capitali in vari paradisi fiscali, e, per la prima volta, comincia a pensare al giorno nel quale si ritirerà, scomparendo per tutti, in qualche luogo esotico, o forse in un paese nordico, ma sicuramente lontano da tutto questo, lasciando tutto e tutti, anche la madre, ormai sepolta viva volontariamente nella casa di famiglia.

Un odio profondo per il mondo ha preso il posto di ogni altro sentimento. È convinto di aver capito i meccanismi umani, ed ogni conferma delle sue supposizioni lo fa staccare dai suoi simili. In ospedale ha inaugurato una sua nuova modalità di lavoro; lascia fare ogni cosa ai suoi assistenti, arriva a controllare com’è la situazione un paio di volte in settimana, dispensa ordini e consigli, visita personalmente solo i pazienti di riguardo, e si comporta ormai come un vecchio barone col doppio dei suoi anni perché sa benissimo che nessuno è in grado di dargli problemi. La sua professione, per lui, è solo una maschera di carnevale.
                                                                                          (Luciano - Parte quarta)

                                                                                       Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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