Quando le parole incontrano il silenzio sembra che possano avere la meglio, e sicuramente questo avviene, sinché vengono pronunciate. Poi la situazione muta, letteralmente. Le parole hanno bisogno di chi le pensi, le pronunci o le scriva. Devono avere un senso e rendere giustizia al pensiero che vogliono trasmettere. Devono essere ascoltate o lette, quindi capite. Serve una motivazione minima per rendere tutto questo possibile, non è necessario che si tratti di massimi sistemi, è sufficiente si debba chiedere scusa o si voglia salutare. E l’insieme minimo è due, arrivando ad essere da soli questo non funziona. Ora mi chiedo però se anche una frase scritta possa contrastare il silenzio, e prima mi sono lasciato andare presupponendo di sì. E le parole scritte su un muro? Se chi passa le legge va bene, ma se invece non si volta più a leggerle perché lo ha già fatto molte volte, e quindi non gli trasmettono più una novità? Sono assimilabili a sorta di monumenti, nella peggiore delle ipotesi funebri. Direi ajó, Viz, perché questo avrebbe una funzione e un motivo. Prima del grande silenzio, dove tutto è muto e sordo, esiste ancora un tempo nel quale le parole hanno un significato. Esiste, se scrivo.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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