Ho ridimensionato le mie mire espansionistiche territoriali. Un tempo contavo in quanti luoghi avevo messo radici, radici che giudicavo molto forti, perenni per rubare un termine ad alcune specie vegetali. Non è stato così. In alcuni posti le radici si sono seccate con tutta la pianta perché da tempo non le innaffio più. E le piante di un minimo di cura hanno bisogno, se non sono infestanti o endemiche o adattate naturalmente. Di naturale però nelle mie abitudini c’è poco, il mio comportamento è legato al passato, alle bizze che mi passano in testa, alle infatuazioni e, in una parola, sono comportamenti culturali indotti. Quindi mi ritrovo a percorrere vecchie strade, perché ancora mi restituiscono emozioni e ne avverto il richiamo, altre le perdo col tempo che avanza, mi interessano meno. Sai che novità, sai che originalità. Mi capita sempre più di frequente riflettere e poi dire ad altri che un tempo si pensava alle vacanze, ci si impermalosiva perché non si era stati invitati ad una festa o ad una gita mentre adesso ci si raccontano i guai legati alla salute, all’ospedale e alla vecchiaia che, se avanza, semplicemente significa che siamo ancora in vita. Quindi molte strade vecchie, alcune ormai infestate da vegetazione spontanea e quasi irriconoscibili, e non molte strade nuove o ancora attuali. È così, bellezza, e non puoi farci niente, niente.
Silvano C.©
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