In una stagione finita da anni gli argini del grande fiume per
me sono stati importanti, quasi mitici. Li ho percorsi per lunghi tratti, mi
sono immaginato un navigatore, le sue golene piene di pioppi e salici e altri
alberi erano foreste vergini da esplorare. Con gli amici, pochi anni più tardi,
mi piaceva percorrere in auto, la sera, le strade sulle sue rive e ascoltare in
sottofondo Ray Charles che cantava Ol’ Man River. Quell’audio cassetta
mi è stata rubata in una vita successiva, con altri oggetti, ma quel brano l’ho
recuperato su un altro supporto, fa parte della mia storia prima di
incontrarti. Un altro pezzo della mia storia è stata la pazzia di mettermi in
canoa sul grande fiume in un momento di piena. Appena allontanato dalla riva la
corrente mi ha spostato di qualche centinaio di metri ed ho dovuto pagaiare
molto per ritornare al punto di partenza, restando vicinissimo alla sponda dove
potevo contrastare ancora la forza del fiume con le mie sole braccia. Se avessi
avuto un incidente mi avrebbero forse ritrovato al mare, o magari sarei sparito
per sempre. lo ammetto. Se sono vivo ancora è solo culo, non merito della mia
intelligenza o della mia prudenza, solo una fortuna sfacciata e cieca, perché
non so se mi merito di essere aiutato durante le mie pazzie. Per anni mi dicevo
che probabilmente sarei morto annegato finendo nel fiume in auto. E non è
successo. So nuotare ma il grande fiume merita rispetto e con chi rischia
troppo non è sempre buono o comprensivo. Ciao, Viz. Con te ormai sugli argini
del fiume ci passavamo solo durante i nostri spostamenti, non come facevo in
precedenza. Mi sarebbe piaciuto averti incontrata prima e, la sera, portarti in
auto sulle strade che stanno sulle sue sponde e ascoltare in sottofondo Ray
Charles che canta Ol’ Man River. Se rinasciamo vediamo di farlo.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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