In parte racconto cose vere, in parte invento, in parte mi lascio portare dalla fantasia e da testi cartacei o in rete e mi ritrovo a visitare o rivisitare castelli, vicini a casa o in altri paesi dove non sono mai stato da solo né ci siamo mai andati assieme. Così mi torno tra le mura di quel castello in rovina nel quale la sorte ha deciso di farci tornare la vita. Quando venne edificato la sua funzione principale fu quella della difesa della famiglia potente che lo fece costruire, poi divenne un baluardo per l’intero territorio. Tra le sue torri e le sue stanze fortificate vi si consumarono delitti, avvennero intrighi. Nel suo cortile venne regalata la morte per impiccagione e anche col rogo a chi quasi sempre non meritava tale sorte, come alle donne accusate di essere streghe. Che le streghe non siano mai esistite è una conquista costata sangue, non ancora completamente condivisa. Eppure anche noi siamo andati in quel castello, lo abbiamo visitato quando tu potevi esserci personalmente, ci siamo poi passati accanto un numero di volte incredibile nel tragitto tra casa e il capoluogo. E ci sono transitato sotto in certe tristi serate guidando da solo, al ritorno dall’ospedale. A vederlo da lontano sembra quasi un cioccolatino, o almeno a me da quest’impressione: un cremino con lo sfondo dei monti. Dopo anni di abbandono è divenuto meta turistica. Pagando si può entrare a visitarlo senza necessità di assedi o combattimenti. Che idiozia la guerra, che strano andare in pace a visitare un luogo nato per resistere agli eserciti. Ogni cosa costruita dall’uomo dovrebbe prima ottenere l’autorizzazione e il conseguente vincolo al suo utilizzo a fin di bene. In tutto questo però si va a cozzare col libero arbitrio, ammesso che tale si possa definire. Ciao, Viz. Intanto viaggio anche virtualmente, è possibile.
Silvano C.©
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