Una
bella tuta da ginnastica, firmata. Ma esattamente quella. Esclusivamente quella.
Una
torta Sacher.
Una
collana, particolare, con pietre dure e perle di fiume.
L’attesa
del tuo arrivo, la bellezza dell’attesa.
Una
grande padella piena di puntine e patate fritte.
Una
notte di Capodanno in una casa della campagna bolognese, la proposta del più importante progetto della nostra vita.
Un
improbabile servizio fotografico, al posto di quello professionale per il quale
in tanti spendono una fortuna.
Io
che cado in modo inspiegabile sugli sci da fondo in un tratto in piano e senza
curve. Tu che ridi.
Il
tuo viso quasi sempre non truccato.
Alcuni
libri appoggiati sull’erba e la ricerca, attraverso le immagini, di quel fiore.
Una
rosa comprata per te, e tagliata, visto che il gambo era effettivamente lungo e
prima che potessi far nulla, a 10 cm dal fiore. La tua faccia stupita e
divertita.
La
tua voce al telefono.
La
tua auto preferita, usata tanti anni.
Un
pomeriggio, in tenda, dopo aver bevuto un’intera bottiglia di Verdicchio di
Jesi, sulla riviera del Conero.
I
giorni trascorsi al Deutsches Museum a vedere ogni cosa, a
toccare ogni cosa, a comprare piccoli ricordi.
Un letto con un copriletto
arancione, e, davanti ad una delle due finestre, un ulivo.
L’elenco
potrebbe continuare e sarebbe lunghissimo, ma lo voglio interrompere perché non
avrebbe significato se non per me e per te.
Potrei
pure scrivere un altro elenco, molto meno piacevole per me, ma lo voglio
evitare, non ci voglio pensare anche adesso, ci penso già abbastanza in ogni altro
momento del giorno.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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