La
sua scelta, o meglio, la sua cura, la cura che sta cercando, non posso essere
io a suggerirla, se ne rende conto, vero?
Ma…
Le
ho parlato di scelta perché prima di tutto lei deve fare una scelta, e mi
sembra che non abbia ancora capito esattamente cosa vuole. Le farò un esempio perché
capisca cosa intendo. Se lei entra nel salone di un concessionario di auto
senza avere ben chiaro cosa desidera rischia di farsi convincere da un abile
venditore ad acquistare un modello che in realtà non la soddisferà, e che poi
scoprirà avere caratteristiche che non le interessano mentre non ne avrà altre
che sarebbero più adatte a lei. Acquistare un’auto è un’operazione da
pianificare, se ne rendo conto, giusto?
Credo
che sia così, ha ragione.
Bene.
Ed ora lei è qui e mi chiede una semplice pillola per star meglio. Mi ha
spiegato in modo sintetico il suo problema ed io le dico che non ho alcuna
pillola adatta al suo caso. Altri venditori di rimedi potranno forse
accontentarla, ma io queste cose non le faccio, mi spiace. Quello che cerca non
esiste, e ciò che potrebbero proporle non credo che le darebbe sollievo o la
farebbe riprendere a vivere come spera.
Ma
scusi, io cosa dovrei fare? Io vorrei curarmi…
No,
io credo che non sia vero. Lei non vuole curarsi. Lei vuole mantenere una
situazione che non esiste più e che nessuno è in grado di ripristinare. E,
guardi bene, se fosse così sarebbe ancora possibile aiutarla. Io potrei
darle un mezzo chimico per dimenticare e ricominciare. Poiché il passato non
può tornare lei lo dimenticherebbe e ricomincerebbe con nuove prospettive e
progetti ed incontri. Però non vuole questo. Lei vuole ricordare e mantenere
esattamente tutto come era, come se non fosse cambiato nulla, come se non fosse
finita. Lei vuole ricordare e scordare insomma, ed io in questo non posso far
nulla.
Molti
mi dicono che il tempo aiuta, quindi io pensavo fosse possibile accelerare
questa fase di incertezza e dolore, di insoddisfazione assoluta anche nei
confronti di alcuni semplici gesti che un tempo mi facevano compagnia e mi
davano senso.
Il
mio compito è aiutare la vita e fare in modo di coglierne gli aspetti positivi.
Lei mi chiede di ignorare mesi, forse anni, e farla arrivare da domani ad un
futuro che nessuno di noi conosce. Io questo non lo faccio. La sua vita, nel
bene e nel male, è solo sua. Sue sono tutte le decisioni che la riguardano. Nessun
mezzo artificiale potrà mai aiutarla in questo, e le mie cure sono semplici
facilitatrici per il raggiungimento di una situazione che si ha già chiara
nella mente. Lei non venuto da me per un problema del corpo, che ovviamente ne
risente, ma della mente, e quella ha i suoi tempi e le sue regole. Provi a riflettere.
Non vuole tornare alle incertezze dei vent’anni o precipitare nel buio delle
sue passioni oscure. Quel tempo lo vuol superare, lo aveva in parte superato ma
ora teme di ricaderci dentro. Non cerca nulla, mi stava dicendo, ma si
contraddice venendo da me, a chiedermi cosa non sa neppure lei. Non vuole
scordare nulla ma le fa male il pensiero di una vita assieme durata tanto e
ormai finita. Ed io come crede che la possa aiutare se lei, prima, non si aiuta
da solo con una scelta precisa. Posso darle un consiglio, se mi permette?
Dica.
Al
suo dolore non c’è cura perché ogni essere umano ci deve passare, prima o poi,
e molti di quelli che vede per strada lo hanno vissuto o lo vivono esattamente
come lei. Però la sofferenza la spaventa, e ha sempre tenuto a distanza queste
persone. Ora invece deve accettare la vita, che è anche questo. Quando sarà
avvenuta questa maturazione dentro di lei io potrò aiutarla, non prima. Mi spiace.
Non credo di poter fare altro per ora. Guardi gli altri, le ripeto.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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