mercoledì 8 marzo 2017

L’uomo cioccolatino




…Si scioglie in bocca, e l’amaro che era arrivato subito ai recettori viene sostituito da un gusto più pieno e morbido nel quale non manca il dolce...

Quando si sveglia di soprassalto dal dormiveglia gli rimane addosso questa stranissima immagine di lui che viene mangiato e giudicato con parole simili a quelle usate da un sommelier.  
Ma quando mai io sono stato un cioccolatino? A me il cioccolato piace mangiarlo, mi piace moltissimo, mentre odio le caramelle, inutili concentrati insulsi di zuccheri senza anima e aromatizzati spesso in modo improbabile e pieni di coloranti. Anche se il cioccolato sembra la stessa cosa un abisso lo separa dallo zucchero fuso, più o meno ammorbidito.

E l’omino biscottino? Non c’entra nulla, semplice assonanza. L’uomo cioccolatino magari non sa neppure di poterlo essere, oppure vorrebbe ancora esserlo, ritornando ad un tempo totipotente e molto deludente. In quegli anni, dalle mille possibilità ipotetiche e molto fantasiose, il senso di inadeguatezza era troppo forte per poterli vedere come un periodo da rimpiangere. Se potessi tornare indietro con l’esperienza di oggi, ha appena ricordato da un frammento di discorso rubato in strada solo ieri.
Ma come si fa a dire una tale ovvietà, a non sentirla banale, espressa e pensata milioni di volte, e poi da parte di un uomo anziano, che dovrebbe evitare di pronunciare simili inutilità, visto il poco tempo che gli rimane da vivere?

Ma dove sarebbe meglio vivere? gli viene subito da pensare in un attimo di pazzia possibilista. Nel nord profondo, con lunghissimi mesi invernali da far trascorrere inventandosi una solitudine operosa e caldi contatti umani resi indispensabili pena il suicidio o nel sud della vita all’aria aperta, dello stare assieme o separati ma sempre tra gli altri, tanti altri, e col sole, il mare, gli odori della vegetazione di alcune mie vacanze? Vivrò dove dovrò, dove mi spingerà il vento e la disperazione della scoperta, la curiosità del nuovo e la ricerca di mia madre dimenticata, il ricordo assoluto e il bisogno impossibile di riaverti.

Essere un cioccolatino, rimanere nella confezione sino al momento giusto, finire in una esplosione di colori e suoni come quelli di una banda dixieland. Essere mangiati è nel destino. Sfuggire al destino è impensabile. La sola alternativa è essere dimenticati nella scatola, rinsecchirsi, ingiallire, degradarsi già da vivi. Un fuoco artificiale, anche quello sarebbe bello. Pericoloso ma bello.

Quando tu hai chiuso con questa nostra commedia in parte credo tu ne abbia inconsciamente scelto alcune modalità. Ad altre, troppe altre, ti sei piegata perché non ti era possibile alcuna opposizione. Credo che la sofferenza stessa alla fine abbia pietà di noi e decida quando cessare, anche se ci illudiamo di poterla controllare e restare padroni di noi stessi.
Se io sono un uomo cioccolatino in fondo non mi va neppure male, credo. Il cioccolatino, insomma, pur avendone il colore, non è cacca.




                                                                                           Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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