giovedì 2 marzo 2017

Una stanza tutta per noi




Ed ora è arrivato il momento. In questa fase di grandi mutamenti è giusto avere una stanza tutta per noi. Non parlo di prossimi traslochi, del resto ormai nell’aria, o di comprare nuovo arredamento per una stanza che c'è, anche se negli ultimi tempi usata quasi nulla.

La stanza solo nostra, e tu mi capisci molto bene in quello che intendo, c’è già, lo sai. La vediamo solo noi. Gli altri, anche se passano accanto o entrano, non la possono immaginare. Non è di questo mondo, e neppure di questo tempo. Io ho cominciato da un po’ a raccogliere cose da tenere tra quelle pareti. Alcune le trovo reali, che posso toccare con mano o mostrare se mi va. Molte le trovo solo nel ricordo, e le metto in ordine, esattamente come devono stare.

Ieri ti ho vista, o dovrei correttamente dire che ti ho immaginata, mentre stavi nella nostra stanza. Oggi vedo che sulla parete bianca sopra il letto c’è quel poster con le piante medicinali e sullo scaffale sotto la finestra quelle piccole anfore di vetro veneziano che non trovavo da tempo. Dalle finestre si scorgono le montagne di allora, che non sono cambiate, sono esattamente come ora.

Il sole entra e tutto diventa allegro e luminoso, sino a quando tramonta presto dietro la cima, e tutto rimane allegro, perché tu ci sei, o stai tornando.

Se mi guardo attorno nel mondo reale vedo disordine, scatole e contenitori che devono trovare un loro spazio, e tanti oggetti che non mi decido a selezionare tra quelli da sistemare e quelli da buttare.
Se chiudo gli occhi, invece, posso vedere la nostra stanza esattamente come piace anche a te, con le tue cose. Nel cassetto il tuo asciugamano, quello al quale non ho mai capito per quale motivo ci sei affezionata e che da un po’ non vuoi più usare per non consumarlo.
E, di fianco al letto, esattamente dalla tua parte, l’orologio che ti regalai tanto tempo fa, in sostituzione del tuo, ma molto simile al tuo. Non ho mai capito questa nostra resistenza al mutamento ed il tentativo di rinnovare ogni cosa recuperando esattamente le stesse forme precedenti, le stesse funzioni, come se fosse possibile fermare lo scorrere dell’acqua nei torrenti.

Ti devo confessare una cosa, però. Già una volta, passando dall’ora solare a quella legale riuscii a danneggiare la piccola corona dentata che modifica la posizione delle lancette e del datario. Oggi ho rifatto esattamente lo stesso errore. Volevo fermarlo alla data precisa nella quale si è fermato il tuo cuore. Forse non sono stato molto attento nel movimento, e di nuovo ho ricreato quel danno. Tra poco esco e lo porterò a far riparare.

Andrò dallo stesso orefice che ha già il mio orologio da alcuni giorni e deve sistemarlo perché una mattina, mentre facevo colazione, ha deciso di sua iniziativa di sganciarsi e cadere sul pavimento, senza alcun apparente motivo. A questo punto inizio a credere che pure i nostri orologi sentano la mancanza l’uno dell’altro.


                                                                             Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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