Il
primo giorno non è il primo, ma viene dopo mesi di ansie, preparazioni, attese,
speranze e paure.
Il
secondo giorno viene dopo il primo, nulla è compiuto, ma un passo si è fatto. Restano
ansie, paure, speranze. Ma è il secondo giorno, ed ora ci sono cose concrete
alle quali far fronte.
Il
terzo giorno è un giorno di festa, ma non è una vera festa, lo dice solo il
calendario. E l’orario è stabilito da abitudini, regole e necessità.
Il
quarto giorno sembra routine. I mutamenti sono lenti. Ci sono piccoli
progressi. Non c’è tempo per le ansie, la stanchezza prende il sopravvento.
Il
quinto giorno è sempre più routine. Le cose esigono i loro tempi. Le persone si
piegano alle regole. Una grossa macchina organizzativa procede senza scosse, ed
ognuno deve fare la propria parte. Le ansie e le paure sono nascoste dalla
stanchezza.
Il
sesto giorno si aspetta. Si vedono miglioramenti, ma non si scorge la fine. Ci si
abitua alle situazioni, si modificano le abitudini, ci si adatta, non si può
fare altrimenti.
Il
settimo giorno è crisi. Tutto sembra andare storto. Crisi di nervi. Solitudine,
progressi nulli o quasi, sconforto e difficoltà a resistere. Eppure passa pure
il settimo giorno.
L’ottavo
giorno sembra che inizi con un’alba diversa. Il carnevale fa la sua irruzione
con le sue mascherine dove di solito non entrano. Si inizia a vedere una
possibile fine temporanea, un mutamento, un miglioramento.
Il
nono giorno è domani, cioè oggi. Cosa porterà, cosa succederà?
Il
tempo si diverte a celare il futuro; è una nostra fortuna, credo.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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