Attorno
ai tre-quattro anni manifesta la poco ambita caratteristica di apprendere con
estrema lentezza, mostra un ottimo carattere ma è evidente che non capisce
tutto quanto avviene attorno a lui. Nessuno se ne cura, tuttavia; se è così ci
sarà un motivo nel Grande Disegno, no? Berto non si inserisce nel gruppo dei
coetanei, che lo tengono a distanza o lo deridono. Per i più grandi è invisibile,
e per i più piccoli un fratellone stupido, che fa tutto quello che gli
chiedono.
Solo
nell’orto si trova a suo agio, e ci trascorre le giornate, sentendosi felice e libero.
Vi si nasconde e poi inizia a dare una mano, innaffiando, togliendo le erbacce,
raccogliendo frutti e poi, poco a poco, imparando tutti i segreti di Bartolo,
l’uomo che procura frutta e verdura di stagione a tutto l’istituto. Berto e
Bartolo, che coppia! Nessuno dei due parla con l’altro, ma si intendono a
gesti, a sguardi. E quando il primo esce da quelle mura dove è cresciuto
neppure si salutano. Forse pensano che si vedranno il giorno dopo.
Il
suo destino lo porta in una famiglia di contadini, che lo prendono per pietà,
dicono, mentre in realtà per loro è un regalo, un uomo di fatica senza pretese
né paga. E così, lavorando sei giorni e mezzo su sette, la domenica pomeriggio
libera per andare in paese, a lui sembra veramente una festa. All’inizio,
quando i giovinastri del posto iniziano a notarlo in giro senza meta, lo
guardano, poi, naturalmente, vogliono vedere le sue reazioni, e in meno di un
mese diventa l’attrazione di tutti i balordi senza nulla da fare.
E
il suo destino è esattamente quello, non ne ha altri a disposizione. Quindi se
lo tiene per ben sedici anni, senza cambiamenti di alcun tipo. Una domenica
sera però avviene il fatto. Rientrando, è già buio, una coppia di idioti ancora
in giro lo prende in mezzo più del solito, ma commette l’errore di avvicinarsi
troppo. Berto spintona il primo che riesce a raggiungere, infastidito, e quello
inciampa malamente, scavalca un piccolo muretto e finisce a mollo nel
fiumiciattolo sotto. Il secondo socio, che ha in mano un bastone, per reazione
assesta un colpo micidiale a Berto, in testa, tanto da lasciarlo svenuto a
terra. Poi entrambi, sia quello col bastone che quello caduto in acqua, si
dileguano e spariscono.
Quando
Berto viene soccorso sono passate già alcune ore, e nell’ambulatorio del
medico, dove rinviene, sembra non aver subito particolari danni. Semplicemente
non ricorda assolutamente nulla degli ultimi anni; sedici anni sono del tutto scomparsi,
ed è convinto di essere ancora nell’istituto, e che tra poco potrà andare
nell’orto a lavorare con Bartolo. In famiglia, dove rientra, non si curano
della sua amnesia. A loro basta che lavori. Il problema è che non ricorda
nulla, e non li conosce più. E non sa neppure fare quello che faceva prima. Nel
giro di quindici giorni Berto è rispedito all’istituto dal quale era uscito
tanto tempo prima, e lui è tutto felice di tornare perché non capiva
assolutamente cosa ci faceva con quegli sconosciuti.
All’istituto
è stupito di vedere tutti quelli che conosceva tanto invecchiati, e non trova
neppure Bartolo. Qualcuno gli dice che è morto due anni prima. Eppure lui lo ha
visto da poco, quindi evidentemente lo stanno prendendo in giro. Ora capisce
che lo prendono in giro, quando capita. Il giorno stesso del suo rientro va
nell’orto, che trova un po’ abbandonato, ed incontra uno sconosciuto che non sa
come curare le piante, che finge di zappettare, che innaffia controvoglia, che
fa marcire i frutti migliori. Nel giro di sole ventiquattro ore inizia a sistemare
le cose. Passano altri sette giorni e lui riprende il controllo dell’orto, rimette
in ordine per quando Bartolo si rifarà vivo e quello sconosciuto senza voglia
di lavorare viene spostato altrove, in un magazzino, gli dicono. All’orto per
adesso può benissimo fare da solo.
Ogni
giorno nuovo per Berto sembra lo stesso del precedente, cambia solo il tempo meteorologico.
A volte il sole è alto e brucerebbe ogni cosa, se lui non innaffiasse nei
momenti giusti. Altre volte piove, ma la pioggia gli piace, e lavora ancora più
soddisfatto. Quando c’è la neve cura una piccola serra e rimette in ordine le
provviste e le scorte. Ha sempre qualche cosa da fare, e non si annoia mai. Nell’istituto
lo lasciano in pace, hanno capito che così è felice. Gli preparano una stanza
con tutto quello che serve, a poca distanza dalla sua terra, lo riforniscono di abiti e di ogni cosa lui chieda
per l’orto, e pure il cuoco comincia, a volte, a cucinare esclusivamente per lui alcuni
piatti che apprezza moltissimo. Trascorre in questo modo esattamente mezzo
secolo, senza mai prendersi neppure un raffreddore e aver mai conosciuto una
donna.
Il primo giorno d’autunno muore all'improvviso, mentre sta strappando dal terreno le carote che gli hanno chiesto. Lo trovano così, nemmeno
mezz’ora dopo, col viso sorridente. Quando viene deposto, con i suoi abiti
migliori, nella semplice bara che lo accompagnerà nel suo ultimo viaggio, ha lo
sguardo felice di un ragazzino felice.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.