sabato 24 marzo 2018

il dialogo assurdo



Prologo

Ma dove sei stato, perché non mi parli più, che ti ho fatto?
In che senso non ti parlo più? Ma se non ho smesso un solo momento, e lo faccio più adesso di allora…
Qui, non mi parli più qui.
Già, qui. Ma tu non sei qui.
A rigor di logica è vero, ma non sono neppure dove vieni a trovarmi, e poi io qui ci sono eccome, e usando la tua stessa logica assurda.
Al solito ci perdiamo in stupidaggini secondarie e rimuoviamo le cose serie, quelle importanti. Questo me lo hai detto un numero enorme di volte. Avevi ragione e pure io lo sapevo. E spesso fingevo di non capirti. Ma tu sapevi che io sapevo che tu sapevi … e qui mi fermo.
  
La necessità rimane la sola cosa che mi fa muovere, la spinta inconscia o vigile di soddisfare un bisogno, e ciò che mi frena è la ragione del fine oltre di me, della motivazione, del lasciare semi che dovranno, domani, dare nuove piante. Il bisogno di infinito, la voglia, destinata a rimanere delusa, di ritrovare persone e ciò che ero con quelle persone, e di perderne per sempre altre, inutili o dannose, e quello che ero con loro. Ma la memoria è selettiva, a modo suo, e ciò che mi lascia non è sempre prevedibile.
Dopo un tempo breve ma vissuto attimo per attimo, quindi soggettivamente lentissimo, sono ancora qui ad interrogarmi, ad invidiare chi ha fede consolatoria. Resto qui a pensare che sono andato da una professionista che cura laicamente l’animo per capire, dopo alcuni incontri, che non poteva neppure lei, con la sua pratica ed esperienza, darmi quello che mi spingeva ad incontrarla: te.
Quindi sento ancora il bisogno di dire, di fare, di ritrovare, di recuperare e di trattenere. E ho rivisto quella persona, era da circa due anni che non la incontravo. Io da allora sono dimagrito, lui è ingrassato. Io ho perso te, lui ha perso un ruolo, una posizione che si era guadagnata nella società. Ed entrambi abbiamo somatizzato, abbiamo reagito anche col fisico, perché di quello siamo fatti, quello ci mantiene ancorati a questa vita, che probabilmente è l’unica.
Ora sembra tutto in parte inutile, finito. E poi, se devo essere sincero, non mi sento bene, non sto bene. E non sto neppure male, no. Sembra quasi che il peggio sia passato, e che ogni illusione delusa sia stata accettata. Navigo in mezzo al fiume e a volte mi avvicino ad una sponda altre volte scelgo quella opposta, o vi sono spinto dai gorghi nell’acqua. E lentamente scendo verso il grande mare, dove tutto arriva e tutto si confonde.
 
Epilogo

Tra pochi giorni ti porterò una piantina di fragole di bosco. Non serve dire altro. Il sipario, per ora, può calare.



                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.

Post più popolari di sempre

Post più popolari nell'ultimo anno

Post più popolari nell'ultimo mese

Post più popolari nell'ultima settimana