Un sogno
Stavamo in mezzo ad una folla che veniva in senso
contrario, tantissima gente, una specie di esodo, di fuga da qualcosa di
terribile, ma senza alcun senso di paura o di allarme tra tutti quelli che ci
venivano incontro tra le vie strette e il percorso obbligato. Semplicemente noi
dovevamo andare da quella parte e loro, tutti loro, occupavano l’intero spazio della
carreggiata per venire verso il luogo dal quale noi venivamo via.
Controcorrente, ecco, ora ho capito perché. Andavamo,
al solito, in luoghi diversi, a cercare non so cosa. Ad un certo punto mi sono
ritrovato su una piccola bicicletta, e, tenendo rigorosamente la destra, ho
iniziato a pedalare e a farmi largo, ottenendo strada, convinto che in tal modo
tu mi avresti seguito più facilmente sulla mia scia, anche se in quel momento
non lo avevo capito in modo cosciente. Per me era scontato, sottinteso. Del resto
è difficile stabilirlo chiaramente, in una situazione simile di confusione e di
condizione vagamente, e per qualche oscuro motivo, irreale.
Mi sono ritrovato a portare dietro di me un
ragazzino, mai visto prima, che, salito sulla bicicletta alle mie spalle, si è
fatto trasportare e venire nella mia direzione. Anche lui controcorrente, e non
ne so il perché. Sembrava scuro di pelle, con caratteri somatici indiani o
pachistani, ora mi confondo, non l’ho guardato con attenzione.
Io e lui, in bicicletta abbiamo affrontato la
marea contraria, siamo saliti su uno stretto ponte con binari e poi ne siamo
scesi, e finalmente siamo arrivati in un punto di relativa calma. Ma tu non c’eri,
e me ne sono reso conto, mentre pensavo che tu fossi poco dietro.
Ho aspettato che passasse un treno, o un
tram, e che di nuovo il ponte fosse libero, e sono tornato indietro. Sono salito
e poi disceso.
In poco tempo ti ho riconosciuta nella strada
stretta e affollatissima, da lontano, e ti ho raggiunta. Tu portavi una borsa,
forse due, e mi dicevi che avevi trovato provviste. Probabilmente per quello ti
eri fermata ed eri rimasta indietro… e mi sono svegliato.
L’ulivo
Me ne ero accorta. Grazie per quest’anno.
Già, perché poi l’anno scorso no? Misteri del
mio pensiero. E poi mi è venuta una domanda, alla quale non so rispondere.
E sarebbe?
Ma perché tu, che non ci credi, hai sempre
voluto andare a prendere, la domenica delle palme, qualche ramoscello di ulivo?
Non posso dirtelo.
Come non puoi dirmelo?
Lo sai cosa intendo. Io non posso darti
risposte che tu già non conosca, io vivo in te, non me lo far ripetere.
Non dovresti, in effetti, essere troppo
razionale. Lasciami l’illusione, almeno quella.
Eppure sai che in fondo non sappiamo nulla. Stamattina
poi sono venuta. Non sono andata via del tutto e per sempre.
Vero, e anche non vero. Ma va bene. Mi ha
fatto piacere. Ma io sinceramente me lo chiedo, perché il ramoscello di ulivo? E
non ricordo se ne abbiamo mai parlato. Lo facevamo e basta, senza un perché,
solo perché era così, era tradizione, era sempre stato così…
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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