Prologo
Ma dove sei stato, perché non mi parli più, che ti ho fatto?
In che senso non ti parlo più? Ma se non ho smesso un solo momento, e lo
faccio più adesso di allora…
Qui, non mi parli più qui.
Già, qui. Ma tu non sei qui.
A rigor di logica è vero, ma non sono neppure dove vieni a trovarmi, e
poi io qui ci sono eccome, e usando la tua stessa logica assurda.
Al solito ci perdiamo in stupidaggini secondarie e rimuoviamo le cose
serie, quelle importanti. Questo me lo hai detto un numero enorme di volte. Avevi
ragione e pure io lo sapevo. E spesso fingevo di non capirti. Ma tu sapevi che
io sapevo che tu sapevi … e qui mi fermo.
La necessità rimane la sola cosa che mi fa
muovere, la spinta inconscia o vigile di soddisfare un bisogno, e ciò che mi
frena è la ragione del fine oltre di me, della motivazione, del lasciare semi
che dovranno, domani, dare nuove piante. Il bisogno di infinito, la voglia,
destinata a rimanere delusa, di ritrovare persone e ciò che ero con quelle
persone, e di perderne per sempre altre, inutili o dannose, e quello che ero con
loro. Ma la memoria è selettiva, a modo suo, e ciò che mi lascia non è sempre
prevedibile.
Dopo un tempo breve ma vissuto attimo per attimo,
quindi soggettivamente lentissimo, sono ancora qui ad interrogarmi, ad
invidiare chi ha fede consolatoria. Resto qui a pensare che sono andato da una
professionista che cura laicamente l’animo per capire, dopo alcuni incontri, che
non poteva neppure lei, con la sua pratica ed esperienza, darmi quello che mi
spingeva ad incontrarla: te.
Quindi sento ancora il bisogno di dire, di
fare, di ritrovare, di recuperare e di trattenere. E ho rivisto quella persona,
era da circa due anni che non la incontravo. Io da allora sono dimagrito, lui è
ingrassato. Io ho perso te, lui ha perso un ruolo, una posizione che si era
guadagnata nella società. Ed entrambi abbiamo somatizzato, abbiamo reagito
anche col fisico, perché di quello siamo fatti, quello ci mantiene ancorati a
questa vita, che probabilmente è l’unica.
Ora sembra tutto in parte inutile, finito. E poi,
se devo essere sincero, non mi sento bene, non sto bene. E non sto neppure
male, no. Sembra quasi che il peggio sia passato, e che ogni illusione delusa
sia stata accettata. Navigo in mezzo al fiume e a volte mi avvicino ad una
sponda altre volte scelgo quella opposta, o vi sono spinto dai gorghi nell’acqua.
E lentamente scendo verso il grande mare, dove tutto arriva e tutto si
confonde.
Epilogo
Tra pochi giorni ti porterò una piantina di fragole di bosco. Non serve
dire altro. Il sipario, per ora, può calare.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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