Già un senso unico
stradale può essere percorso contromano, ed infatti ci sono sanzioni previste
dal codice della strada per queste infrazioni.
Quando poi non bastano le semplici sanzioni, arrivano gli
incidenti a spiegare quali conseguenze, a volte tragiche, comporta questo
errore, casuale o voluto che sia.
Lo stesso avviene quando il progresso (del quale evito di
dare una definizione precisa, pensandolo in senso lato e con un significato
genericamente positivo) si interrompe, o addirittura fa passi indietro.
Dalle tante emergenze attuali sembra facile desumere che il
processo in Italia si sia interrotto, con avvisaglie che risalgono a diversi
decenni fa. Non eravamo razzisti, lo siamo diventati. Ci sentivamo un paese
emergente ed ora stiamo impoverendo. I giovani che nascevano in condizioni
socioeconomiche poco favorevoli potevano sperare di migliorare rispetto ai
genitori, mentre ora probabilmente è l’opposto. Era in atto un processo di
ridistribuzione del reddito, ora la ricchezza si concentra solo nelle mani di
pochi, e sono sempre di meno.
Si pensava che si sarebbero superate le divisioni che
avevano portato alla prima ed alla seconda guerra mondiale con un processo di
integrazione europea, ed invece assistiamo ad un riesplodere di nazionalismi
egoisti e populisti, mentre l’Europa finanziaria strozza l’ugualianza, l’equità
e blocca le riforme sociali.
Non credo che questo sia stata colpa esclusiva dei governi
italiani che si sono succeduti in questi trenta o quaranta ultimi anni, perché
il mutamento del mondo ignora tranquillamente la nostra piccola penisola, e ben
altre potenze militari ed economiche si sono affermate, mentre noi restavamo
tra i nostri confini, la maggioranza di noi almeno.
La globalizzazione non la possiamo controllare noi. Lo
spostamento di grandi capitali e la finanza del massimo profitto non sono
gestibili in modo autonomo dall’Italia. Noi avremmo dovuto combattere evasione
e corruzione, ed il non averlo fatto è la nostra colpa maggiore. Il
comportamento miope, nostro e dei nostri governi, un po’ mafioso ed
opportunista, attento agli interessi personali e familiari e poco incline a
pagare le tasse, in una parola “furbo”, quello è tutto merito nostro.
Ci siamo dati leggi praticamente incomprensibili, studiate
per permettere a chi ne ha i mezzi di non rispettarle e di lasciare sempre una
via di fuga a chi delinque, oltre a non avere assolutamente alcuna certezza
della pena. Ora ci lamentiamo del fatto che gli immigrati spacciano e rubano, e
vengono lasciati liberi. Ma non credo che siano loro i responsabili di questo
stato di cose. Se i delinquenti, italiani e stranieri, pagassero in modo giusto
per quanto hanno commesso, il problema non si porrebbe, e permetterebbe di
capire che gli stranieri semplicemente fanno quello che noi abbiamo sempre
fatto. E che tra loro, come tra gli italiani, la maggioranza non commette
reati.
Il problema, in ogni caso, è solo economico. Quando,
mangiando la grande torta, una parte toccava a tutti, nessuno si lamentava
veramente, e se succedeva era possibile concedere un po’ di quanto richiesto.
Ora che questo è finito, che le risorse per i ceti più deboli si sono dirottate
altrove (delocalizzate, esportate, investite in modo diverso…), si è scatenata
la lotta tra poveri. E allora l’extracomunitario che svolge i lavori che noi
non vorremmo più è diventato un rivale, un ladro di risorse, un approfittatore,
perché è più povero dei nostri poveri, e compete con loro, mentre questi si
sentono abbandonati, si arrabbiano, e diventano razzisti e populisti.
Il nemico individuato nell’extracomunitario è molto più
comodo di quello trovato nel vicino elegante che evade le tasse, nel politico
che sistema i figli e la moglie, nell’idraulico o nel meccanico che lavorano in
nero, nel semplificatore dei concetti trasformati in slogan che ottiene
consensi solo soffiando sul malcontento.
Dimenticavo poi un fatto essenziale. Che per me è
sottinteso, ma che conviene ribadire. L’Italia è un paese di destra, al massimo
di centro-destra. Le sporadiche emersioni della sinistra sono dovute a errori
clamorosi delle destre, che a volte litigano troppo tra loro, persino più della
masochista sinistra estrema, felice quando finalmente fa perdere un candidato
della sinistra moderata. Altro fatto, indimostrabile ma basilare come un
assioma matematico, è questo: chi dice di non essere né di destra né di
sinistra è invariabilmente di destra.
Silvano
C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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