Appena ho letto la frase, senza cercare altre informazioni,
in modo superficiale, e quindi senza rifletterci molto, mi sono chiesto subito
cosa avesse per essere divertita la mucca, tanto da meritare questa piccola
nota su un giornale. Poi ho guardato meglio, ed ho visto la faccia divertita e
sorridente del politico in questione, ma non il muso della mucca, ed ho
concluso che non era lei a sorridere, ma lui.
Eppure, in fondo, come mai non potrebbe pure la mucca essere
in qualche modo soddisfatta, per ragioni che ignoro, e sorridere anche lei, a
modo suo? Da ragazzino ne frequentai, di mucche, perché in campagna ci vivevo,
e non mi facevano neppure paura, malgrado le loro dimensioni, ben sapendo che
bastava non dar loro fastidio per non avere nulla da temere.
Ad essere onesto però non ricordo mucche sorridenti, e
neppure mucche arrabbiate, o almeno non mi pare di aver mai capito il loro
umore dall’espressione.
Avevo allora la convinzione che ogni animale ed ogni uomo
avessero un loro ruolo definito, naturale, immutabile, sancito da leggi non
scritte, semplicemente da accettare, come si accetta di cadere da un muretto se
si mette un piede in fallo.
La legge di gravità si fa rispettare, non è prevista
l’inosservanza della legge, quindi neppure sanzioni; ed io confondevo quella
con altre leggi, umane stavolta, dettate da convinzioni religiose, da
motivazioni sociali e consuetudini, da ragioni di potere e controllo.
Ora, devo dire,
l’idea che una mucca possa ridere anche di noi e delle nostre leggi mi
sembra persino logica. Lei in fondo accetta tranquillamente il suo destino, mentre
noi, ogni giorno, ci chiediamo sino a che punto dobbiamo accettare oppure no le strutture artificiali che ci
siamo dati e che chiamiamo leggi. E cerchiamo spesso compromessi, equilibri,
una via, insomma, per recuperare almeno
un po’ dell’ingenuità dei bambini che eravamo.
Silvano C.©
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