giovedì 4 giugno 2015

La mia buona scuola


Leggi questa informativa sulla privacy

Molte cose vanno mutate, forse, nella scuola, e non è vero che il progetto governativo sia sbagliato, o tutto sbagliato, questo lo riconosco.
Tuttavia la cosa che sulle prime mi destabilizza è come puntualmente ogni esecutivo modifichi la scuola e le sue regole con una propria riforma, spesso vanificando il lavoro appena iniziato in osservanza della riforma precedente.

Non mi piace poi che sia dato sempre più spazio alle scuole pubbliche parificate, che un tempo, in modo meno ipocrita, venivano definite private. La mutazione nel nome del resto ha un motivo: rendere inapplicabile l’art. 33 della Costituzione, che è (sarebbe?) chiarissimo, sotto questo aspetto: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” Ragionando in questo modo le uniche scuole private in Italia restano le scuole guida (e poche altre sfortunate), e non credo che i Costituenti la pensassero così. Ad esempio mi facevo oggi una domanda apparentemente provocatoria: “Quando è stata l’ultima volta che è caduto un soffitto in una scuola parificata?” (non serve rispondere, ovviamente, è quasi una questione retorica).

Il potere enorme attribuito ai Dirigenti, fatta salva la loro correttezza sino a prova contraria, rischia poi di creare piccoli feudi nel nostro paese che tradizionalmente è nepotista, e di traghettare sempre di più la scuola verso la sponda delle aziende, e non degli enti pubblici destinati alla formazione dei cittadini ed alla cultura.

Non mi piace poi il giudizio sull’insegnante da parte di alunni e genitori, oltre che, giustamente, da parte del Dirigente e degli organi della struttura scolastica, primi tra tutti gli Ispettori.

Affidare tale giudizio agli alunni ed alle famiglie quando a sua volta l’insegnante lavora con la classe è pericoloso, potrebbe arrivare ad una forma di controllo ai limiti del ricatto. Il lavoro dell’insegnante è anche un’opera di semina, di preparazione alla vita, e quindi il giudizio dovrebbe essere richiesto a quegli stessi alunni ed ai loro genitori solo qualche anno dopo, quando si fosse finalmente capito il senso dell’azione del maestro o del professore. L’emotività deve essere allontanata in un sistema valutativo serio.

La mia buona scuola infine vorrebbe vedere riconosciuto il lavoro di tanti giovani insegnanti non ancora di ruolo ma in servizio da molti anni, che si sono sottoposti a corsi di preparazione seri, difficili e selettivi, e che vengono dimenticati nel recente piano di assunzioni.

Altre cose potrei aggiungere, ma mi fermo. Rischierei di annoiare. Non eviterò tuttavia di rispondere alle critiche o alle domande che mi verranno esposte qui in eventuali commenti, che sono sempre graditi, purché non offesivi, anche se in disaccordo con le mie idee.

                                                                                                         Silvano C.©   

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.

Post più popolari di sempre

Post più popolari nell'ultimo anno

Post più popolari nell'ultimo mese

Post più popolari nell'ultima settimana