Premessa doverosa. Odio cordialmente (cioè con trasporto ed
entusiasmo, ma sempre rispettando le buone maniere e l’educazione) ogni tipo di
trasmissione televisiva che tratti di ricette e cucina, di gare tra aspiranti
signori dei fornelli con la presenza di blasonati cuochi internazionali che
pensano di essere paragonabili ad Aristotele o Kant per la profondità dei loro
commenti su un brodetto di pesce o di una mantecatura (mantecachè?). Confesso
poi di essere un artigiano della cucina, ultimamente un po’ pigro, e che amo
preparare quello che poi metto in tavola ma, è questo è il vero punto dolente,
sono insofferente alle ricette.
Una delle cose che non ho mai accettato e mai accetterò - è
un mio limite oggettivo – consiste nel comprare gli ingredienti per una certa
preparazione in quantità precisa, misurata. E poi, come corollario di questa grave idiosincrasia, ecco il mio non saper gestire gli avanzi (ciò che non serve
non posso aggiungerlo e se lo aggiungo mi rovina il risultato finale ed allora
dove me lo metto?).
In altre parole certi piatti mi sono preclusi, so che non
sono alla mia “portata”, ma, allo stesso tempo, mi diverto a volte a combinare
ingredienti che altrimenti non andrebbero assieme, e questo per il semplice
fatto che li ho in casa, in dispensa o nel frigorifero. Mi manca da morire un
orto, ma non ho giardino o terreno libero da coltivare, quindi mi adatto con
quello che compero.
Raramente quindi decido di seguire una ricetta. Malgrado
questo possiedo moltissimi libri di cucina, a partire dal classico Pellegrino
Artusi per arrivare al Talismano della felicità, ho testi dedicati ai primi,
agli antipasti, ai dolci, un paio di enciclopedie tascabili della cucina, un
bellissimo libro sulla cucina valdese che mi è stato regalato da un’amica
conosciuta in rete o poi di persona. Per farla breve ho aperto uno di questi
libri, del quale per pietà non cito il nome, e ho letto, mentre scorrevo una
preparazione: “… ed ora aggiungere 500 ml abbondanti di…” e lì mi sono
bloccato.
Ma come? Cosa significa dare una misura precisa e poi,
accanto, mettere la parola abbondante? Vuol dire che posso metterne in più a piacere
mio? Se è così perché non esprimerlo con quelle parole, oppure scrivere invece,
e sarebbe meglio: “…ed ora aggiungere 500-550 ml di…”. Ecco. Ho spiegato,
spero, perché odio seguire non solo certi programmi ma pure certe ricette, ed
anche perché ammiro l’ordine e il rispetto delle regole ma, allo stesso tempo,
ho una matrice anarchica, pur non approvando le posizioni anarchiche.
Confesso, in conclusione, una mia debolezza. Sono
affascinato da parole come soufflè, stracotto, sformato, sorbetto, gratinato,
focaccia… e mi fermo…
L’immagine è “Il mangiatore
di fagioli”, di Carracci.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.