Siamo in Val Prestinazz, nel Nord-Cimoso, o se preferite
Basso Class, e questo è uno dei castelli più belli e più grandi di tutta la
zona.
Il castello di Prez domina, dal XIII secolo, tutta la valle, e non fu mai espugnato da nessuna delle tante orde barbariche o dagli eserciti di sacri imperi che ciclicamente invasero il territorio. La sua fortuna è tutta racchiusa (forse) nella scelta del luogo dove sorge: un ampio terrapieno pianeggiante circondato da alte e quasi verticali pareti rocciose bagnate, 300 metri più in basso, dal torrente Lauro, o Spitz del Fern (letteralmente zampillo dell’Inferno).
Il castello di Prez domina, dal XIII secolo, tutta la valle, e non fu mai espugnato da nessuna delle tante orde barbariche o dagli eserciti di sacri imperi che ciclicamente invasero il territorio. La sua fortuna è tutta racchiusa (forse) nella scelta del luogo dove sorge: un ampio terrapieno pianeggiante circondato da alte e quasi verticali pareti rocciose bagnate, 300 metri più in basso, dal torrente Lauro, o Spitz del Fern (letteralmente zampillo dell’Inferno).
Possiede un punto debole, rappresentato dall’originaria
torre posta a difesa dell’unico accesso all’enorme piazza circondata dalle
spesse mura di pietra. Sapendo che è il solo punto dal quale è possibile
entrare, col passare dei secoli è stato rinforzato e la torre e divenuta un
possente mastio, presidiato, nei momenti di pericolo, da guarnigioni di armati,
aiutati, nel loro compito, da ogni genere di macchina da guerra.
I primi signori del luogo furono gli Sloifers, antichi
vassalli di un regno dimenticato dalla storia che nel XIV secolo superarono in
potenza i loro stessi sovrani, ma che non ambirono mai ad estendere
territorialmente il loro potere, creando in tal modo una sorta di stato sovrano non ufficializzato e lasciato in pace dai potenti vicini. Del resto a nessuno
interessava la valle, stretta tra i monti, con una miniera di argento in grado
di dare un certo benessere agli abitanti del Prestinazz ma non tanto ricca da
suscitare le brame di qualcuno. Oltretutto la miniera era difesa dal castello di
Prez, e quindi ancor meno appetibile.
Dopo gli Sloifers, il cui ultimo rappresentante morì nel 1521
senza lasciare alcun discendente, il castello e l’intera piccola valle divennero
proprietà di una famiglia di antiche origini cimbre, gli Himmerlander, ed il
primo tra loro a occupare le stanze nobili di Castel Prez fu il principe Caarl.
Costui narrano fosse brutto, sgraziato, basso di statura e pure un po’ gobbo,
ma in assoluto il miglior castellano mai residente tra quelle solide mura.
Amava circondarsi di uomini in armi che lo accompagnavano in ogni sua visita
fuori dal castello, ma, si capì ben presto, senza altro motivo se non quello di
dimostrare la potenza della quale poteva disporre, e non a sua difesa, bensì a
difesa di tutti coloro che vivevano entro i confini del suo piccolo territorio.
Un paio di episodi fecero capire a tutti di quale stoffa fosse in realtà
Caarl.
Il primo avvenne quando, attorno al 1530, una banda di
tagliagole capitò casualmente nella valle nel corso di una delle sue numerose
razzie nelle valli vicine. Questi banditi bruciarono un paio povere case
situate proprio sulla gola di accesso alla valle e ne misero in fuga gli
abitanti.
Caarl, appena informato, mandò i suoi uomini, ma i malviventi, che pare fossero ben armati, organizzati ed in buon numero (dicono almeno cinquanta), si barricarono tra le rovine degli edifici e non sentirono ragioni di arrendersi. Avrebbero potuto tener testa a lungo al piccolo esercito di Caarl, in quella zona, ma l’Himmerlander aveva altre idee. Il terzo giorno di assedio ai ruderi delle case bruciate, prima che qualcuno avesse ancora dato ordine di attaccare per primi, lui in persona uscì dal castello, scese a valle e si presentò sul posto. Qui fece fermare la sua scorta personale e, da solo, si avvicinò ai ruderi. Cosa successe dopo, esattamente, non è possibile saperlo. I fatti, a risentirli oggi, sembrano più leggendari che reali. Una fonte tra le più attendibili sostiene, senza dare troppi particolari, che Caarl andò da solo tra i banditi, vi rimase a lungo, sino quasi allo scendere della notte, e che alla fine lui ed il capo di quella banda uscirono assieme dalla rovine, seguiti da tutta la banda, e che il loro gruppo si fuse con quello degli uomini di Caarl, schierati attorno al posto.
Caarl, appena informato, mandò i suoi uomini, ma i malviventi, che pare fossero ben armati, organizzati ed in buon numero (dicono almeno cinquanta), si barricarono tra le rovine degli edifici e non sentirono ragioni di arrendersi. Avrebbero potuto tener testa a lungo al piccolo esercito di Caarl, in quella zona, ma l’Himmerlander aveva altre idee. Il terzo giorno di assedio ai ruderi delle case bruciate, prima che qualcuno avesse ancora dato ordine di attaccare per primi, lui in persona uscì dal castello, scese a valle e si presentò sul posto. Qui fece fermare la sua scorta personale e, da solo, si avvicinò ai ruderi. Cosa successe dopo, esattamente, non è possibile saperlo. I fatti, a risentirli oggi, sembrano più leggendari che reali. Una fonte tra le più attendibili sostiene, senza dare troppi particolari, che Caarl andò da solo tra i banditi, vi rimase a lungo, sino quasi allo scendere della notte, e che alla fine lui ed il capo di quella banda uscirono assieme dalla rovine, seguiti da tutta la banda, e che il loro gruppo si fuse con quello degli uomini di Caarl, schierati attorno al posto.
Esattamente il giorno dopo coloro che prima avevano
incendiato quelle case si misero a ricostruirle, aiutati dai loro proprietari,
e in breve tempo, a parte certi alberi bruciati e l’orto distrutto e alcuni
animali uccisi per cibarsene, quella zona ritornò ad essere com’era precedentemente.
Ed i banditi entrarono a tutti gli effetti a far parte del piccolo esercito
locale.
Il secondo episodio riguardò il tentativo del vescovo, sotto
la cui giurisdizione canonica rientrava allora la valle di Prestinazz, di
catturare e portar via una donna del posto accusata di stregoneria. Caarl non
la pensava allo stesso modo e fece entrare nel castello, a titolo
precauzionale, lei e i suoi familiari.
Quando i legati del vescovo vennero con un carro che
trasportava una grossa gabbia di ferro trovarono ad attenderli gli uomini del
signore. Questi riempirono la gabbia vescovile di ogni ben di Dio, come
formaggi, carne affumicata, botticelle di vino e distillati, frutta e verdura,
ma non la donna (che pare si chiamasse Lucilla, o Lucella, non è sicuro), e la
rimandarono al suo padrone. Nemmeno una settimana dopo il vescovo mandò di
nuovo il carro gabbiato con un numero doppio di suoi emissari; aveva gradito le
vettovaglie, ma non il rifiuto. Stavolta però Caarl fu meno cortese. La gabbia
di ferro venne riempita con 12 dei legati vescovili, chiusa con un grosso
lucchetto e la chiave gettata in un torrente. Gli altri uomini furono invitati
a scortare i loro compagni in vescovado, con l’avviso di non tornare una terza
volta con la medesima richiesta.
Il vescovo incassò con eleganza il rifiuto, evitò di
rischiare di perdere uomini per una questione così poco importante, a conti
fatti, e non fece più parola dell’episodio, tanto che nessun libro di storia
locale o nazionale lo riporta.
In valle, negli anni successivi, arrivarono varie streghe o
supposte tali, furono sempre ben accolte e si rivelarono molto utili a tutti i
valligiani per le loro conoscenze su erbe e medicamenti naturali.
Gli Himmerlander furono tutti come Caarl quanto ad
atteggiamento di apertura nei confronti di chi era perseguitato o riguardo al
mantenimento dell’ordine facendo il minor uso possibile della forza, che
tuttavia non mancarono mai di mantenere, col pieno sostegno di tutto il popolo.
Nessuno però fu più brutto e sgraziato come era stato Caarl, anzi, i
suoi discendenti, a giudicare dai dipinti che ne ritraggono le sembianze e che
sono giunti sino a noi, furono di aspetto decisamente gradevole, sia gli uomini
che le donne.
Di Caarl occorre aggiungere però che non si fece mai mancare
occasione per godere della vita e della posizione che aveva. Le sue avventure
con le donne, dalle più giovani alle più mature, sono leggendarie, come è
leggendaria la fedeltà che mantenne a Svevia una volta sposato. Lei divenne sua
moglie quando lui era nell’età di mezzo, dopo che si incontrarono per caso,
quando nel castello di Prez furono ospiti lontani parenti della Baviera.
E dire che Svevia fu bellissima è farle torto.
Dimenticavo, quasi, un particolare sul castello, forse
importante, per chi ci crede, che è legato ad un fatto narrato prima. Lucilla,
o Lucella, che dicono fosse strega, vi fu ospite per alcuni mesi, con la sua
famiglia, sino a quando la sua posizione fu definitivamente e implicitamente
chiarita col vescovo.
Poi tornò a vivere nella sua casa nel piccolo borgo, a piedi
del terrapieno sul quale c’è ancora oggi la fortificazione.
Bene, pochi giorni dopo la sua morte, perché prima o poi la
Signora chiama tutti, pare che lei sia tornata a salutare quell’uomo ormai
anziano che tanti anni prima l’aveva salvata dal rogo.
Cosa si siano detti, al solito, non è noto, ma da quella
notte, nella stanza dove dormiva Caarl con la sua bella Svevia, e dove poi
hanno dormito i suoi discendenti, di tanto in tanto appare una luce, poco dopo
la mezzanotte. Sembra avvenga anche ora, in questi stessi giorni, e chi di
notte alza lo sguardo verso quella finestrella potrebbe, se è fortunato,
scorgerla ancora.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.