Tu pensala pure come vuoi, io ti racconterò solo di me.
Fingerò talvolta di pensare ad altro o ad altri, di incuriosirmi, di mostrarmi
disponibile. Non fidarti.
Se leggo a mia volta ciò che altri scrivono, grandissimi
scrittori o ignoti personaggi come il sottoscritto, non posso che continuare a
convincermi sempre più di questa idea. Ognuno scrive solo della propria vita,
della propria esperienza, dei propri interessi. E lo stesso vale per chi
racconta, invece di scrivere, assolutamente stessa situazione, anche se il
mezzo muta.
E molti cercano di imporsi, vorrebbero farsi leggere,
cercano di vendere le loro idee, le sentono importanti, e non capiscono come
sia possibile che altri noti nei campi più diversi possano avere un successo
indiscutibile di vendite con libri che valgono poco o nulla, superficiali e
ripetitivi, a volte scopiazzati, oppure, nella migliore delle ipotesi,
consolatori, frutto di una sapiente opera di adeguamento del loro lavoro al
gusto, spesso discutibile, del pubblico che legge.
Eppure anche questi (e anche tu, se sei uno di loro) non
possono che variare sul loro tema, e se non riescono a realizzare quanto
desiderano non hanno molte vie di scampo. Non possono mentire, in altre
parole.
Ma non c’è da stupirsi. È la realtà che si appiattisce
sull’ovvio, sul facile, sul comprensibile senza fatica, su ciò che solletica
l’illusione di essere simili al famoso calciatore, alla presentatrice
televisiva, all’opinionista furbo.
Studiare è faticoso, approfondire un tema senza sbilanciarsi
in commenti idioti porta via tempo, fare una battuta spiritosa paga molto di
più, e crea più facilmente il consenso. Se si tocca il sesso in modo un po’
morboso ma elegante si spunta più facilmente. Io, ad esempio, tra tutti i post
che ho scritto per questo blog, vedo che uno in particolare, non
particolarmente riuscito, a mio giudizio, ma grazie ad un titolo fortunato e ad
una immagine evocativa da luci rosse, viene aperto, e forse letto, in modo
regolare.
Mica lo rinnego, sia chiaro. Io sono quello, e sono anche
altro, perché dovrei dire che non è così? Se dovessi vendere farei molta più
attenzione, avrei qualcuno a darmi consigli commerciali, a correggermi gli
errori macroscopici, ma per fortuna mia non è quello che devo fare.
Il desiderio di raccontare è quello che alla fine rimane. A
volte seguo a ruota libera i pensieri, come in questo caso. In altri momenti mi
perdo a cercare informazioni, a leggere libri, a recuperare notizie in rete, e
poi mi azzardo in una ricostruzione, oppure tento una cronaca relativamente
oggettiva.
Sono sempre io però. E se pure tu, che ora mi leggi, cedi al
desiderio di scrivere, sai che sei sempre tu, in mille modi diversi, certo, ma
sempre tu.
Sarà anche finzione, è chiaro, perché molto viene raccontato
volutamente camuffato da altro, o perché un blocco impedisce di arrivare sino
al fondo, che è oscuro, squallido, banale, o pauroso.
E le citazioni, i libri letti di altri, che posto occupano
nel nostro essere necessariamente noi stessi e nel variare ossessivamente lo
stesso tema? Ma è ovvio, non ti pare? Sono citazioni. Cioè si scelgono
quelle parti di un discorso altrui che corrispondono esattamente a quello che
noi intendiamo dire.
Come pensava il Zanferighi, scrivendo il suo purtroppo
raramente citato “La notte delle lucertole”, il cacciatore si nasconde per
occultarsi alla sua preda, e quella tenta di mimetizzarsi per sfuggire alla
fine che l’aspetta, prima o poi.
Ed in questo gioco mortale senza fine qualche cosa emerge di
tanto in tanto, e diviene visibile, fatalmente.
Ma è sempre una variazione, nulla di veramente nuovo.
L’immagine rappresenta una
notte in Central Park
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.