Della gioia e dell’inganno, scriveva il conte di Roquefort, nulla rimane se non il danno, eppure lui stesso ben poco
fece per evitare ciò che tanto acutamente descrisse, nei suoi “Racconti su un
prato in autunno”.
E' noto infatti che dilapidò la sua intera
fortuna per cercare di entrare nelle grazie dell’altezzosa ma incantevole
Josephine Du Lac, che mai lo degnò di uno sguardo più che pietoso.
Eppure la duchessa Du Lac non si poteva certo dire che
disdegnasse amanti ed ammiratori. Si raccontavano di lei storie piccanti e
sicuramente degne di entrare in un libretto del Bellotti, come ad esempio
quella serata folle nella quale ricevette contemporaneamente tre ambasciatori
di nazioni rivali che, solo per lei e per una notte, deposero le inimicizie
legate al loro ruolo per mettersi ai suoi piedi, condividendosi le sue grazie.
Gustave Robert Julienne de Roquefort si struggeva, in quegli
anni, inutilmente, perché non vedeva che lei, essendo tuttavia per lei
invisibile. Eppure lei gradiva i gioielli che lui le faceva arrivare per
omaggiare la sua bellezza, e non provava imbarazzo ad indossare in società le
sue collane ed i suoi bracciali, senza mai dire però da chi le arrivavano.
Non è noto ai più il motivo di tanto rifiuto, della sola
persona intendo, non certo dei suoi doni. Il gusto di far soffrire senza un
motivo, forse, un piacere sottile anche se spietato?
Del resto la duchessa non era nata nobile, ma lo era
divenuta grazie alla sua bellezza di splendida sedicenne scoperta dal maturo
duca Meridien Du Lac mentre questi passava in carrozza nelle sue terre.
Era sposato allora, il duca, ma lo rimase ancora per poco.
Si separò a breve e con grande scandalo dalla sua Michelle lasciandole soltanto
un palazzo a Lione, una tenuta a Finisterre, un appartamento in Place de la
Picanterre ed un appannaggio di pochi milioni.
Josephine, sin da giovanissima, aveva imparato come
si imprigiona la mente degli uomini, sfruttando la bellezza avuta come unica
dote dalla madre, che era morta dandola alla luce, ma ancor più le sue abilità
nascoste.
E da giovane e scandalosa sposa aveva presto fatto
capire a tutti chi avrebbe dominato nel castello dei duchi di Du Lac. Si
concedeva allo sposo la prima domenica del mese, soltanto in quella. E siccome
martire, qualcuno sosteneva, come un dovere da assolvere, nulla di più. Ma al
maturo Meridien questo bastava, se lo faceva bastare.
Odiava in realtà gli uomini, la duchessa, e li usava,
li soggiogava, li derideva e li esibiva, quando capitava l’occasione adatta,
come si mostra un puledro appena comprato per la scuderia, o, meglio, un nuovo
piatto d’argento da aggiungere agli altri nella vetrina del salone.
Più di tutti odiava lo sfortunato Roquefort,
che non ebbe mai la consolazione di uno sguardo gentile, e non capiva il motivo
del rifiuto di lei.
Finì come doveva finire, il nobile ed ultimo discendente di
quella stirpe di conti, in rovina. Quando ebbe venduto anche la sua ultima
proprietà per donare un diadema alla duchessa, nella vana speranza di ottenere
da lei anche solo uno sguardo, senza nulla ormai, venne travolto dai debiti e
assalito dagli strozzini. Finì nelle segrete della fortezza di Chateauneuf,
dove rimase rinchiuso in una cella, sempre la stessa, per molti anni, sino a
quando, ormai vecchio, chiuse gli occhi per sempre.
La giovane Josephine, quando era nata,
aveva avuto il solo cognome della madre, perché del padre quasi nessuno sapeva.
Quando la madre morì, dandola alla luce, povera come aveva sempre vissuto, fu adottata dalla sorella di lei, che la allevò come se fosse stata figlia sua,
malgrado pure la sua famiglia non vivesse nell’abbondanza e dovesse combattere
ogni giorno contro la malvagità della sorte.
Quando compì dieci anni seppe che il padre era quasi
certamente il vecchio conte, che tuttavia non la riconobbe mai e neppure aiutò
in alcun modo la bambina o la famiglia che l’aveva accolta. Le fu detto di
mantenere il segreto sulla sua origine, per evitare di suscitare vendette o
violenze. Con quella nobile casa era meglio usare prudenza, e se si era deciso
che lei venisse dimenticata, così doveva essere.
E Josephine mantenne il segreto, ma seppe
anche ottenere la sua tragica vendetta.
Silvano
C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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