martedì 7 aprile 2015

Josephine Du Lac


Della gioia e dell’inganno, scriveva il conte di Roquefort, nulla rimane se non il danno, eppure lui stesso ben poco fece per evitare ciò che tanto acutamente descrisse, nei suoi “Racconti su un prato in autunno”.
E' noto infatti che dilapidò la sua intera fortuna per cercare di entrare nelle grazie dell’altezzosa ma incantevole Josephine Du Lac, che mai lo degnò di uno sguardo più che pietoso.
Eppure la duchessa Du Lac non si poteva certo dire che disdegnasse amanti ed ammiratori. Si raccontavano di lei storie piccanti e sicuramente degne di entrare in un libretto del Bellotti, come ad esempio quella serata folle nella quale ricevette contemporaneamente tre ambasciatori di nazioni rivali che, solo per lei e per una notte, deposero le inimicizie legate al loro ruolo per mettersi ai suoi piedi, condividendosi le sue grazie.

Gustave Robert Julienne de Roquefort si struggeva, in quegli anni, inutilmente, perché non vedeva che lei, essendo tuttavia per lei invisibile. Eppure lei gradiva i gioielli che lui le faceva arrivare per omaggiare la sua bellezza, e non provava imbarazzo ad indossare in società le sue collane ed i suoi bracciali, senza mai dire però da chi le arrivavano.
Non è noto ai più il motivo di tanto rifiuto, della sola persona intendo, non certo dei suoi doni. Il gusto di far soffrire senza un motivo, forse, un piacere sottile anche se spietato?
Del resto la duchessa non era nata nobile, ma lo era divenuta grazie alla sua bellezza di splendida sedicenne scoperta dal maturo duca Meridien Du Lac mentre questi passava in carrozza nelle sue terre.
Era sposato allora, il duca, ma lo rimase ancora per poco. Si separò a breve e con grande scandalo dalla sua Michelle lasciandole soltanto un palazzo a Lione, una tenuta a Finisterre, un appartamento in Place de la Picanterre ed un appannaggio di pochi milioni. 
Josephine, sin da giovanissima, aveva imparato come si imprigiona la mente degli uomini, sfruttando la bellezza avuta come unica dote dalla madre, che era morta dandola alla luce, ma ancor più le sue abilità nascoste.
E da giovane e scandalosa sposa aveva presto fatto capire a tutti chi avrebbe dominato nel castello dei duchi di Du Lac. Si concedeva allo sposo la prima domenica del mese, soltanto in quella. E siccome martire, qualcuno sosteneva, come un dovere da assolvere, nulla di più. Ma al maturo Meridien questo bastava, se lo faceva bastare.

Odiava in realtà gli uomini, la duchessa, e li usava, li soggiogava, li derideva e li esibiva, quando capitava l’occasione adatta, come si mostra un puledro appena comprato per la scuderia, o, meglio, un nuovo piatto d’argento da aggiungere agli altri nella vetrina del salone.
Più di tutti odiava lo sfortunato Roquefort, che non ebbe mai la consolazione di uno sguardo gentile, e non capiva il motivo del rifiuto di lei.

Finì come doveva finire, il nobile ed ultimo discendente di quella stirpe di conti, in rovina. Quando ebbe venduto anche la sua ultima proprietà per donare un diadema alla duchessa, nella vana speranza di ottenere da lei anche solo uno sguardo, senza nulla ormai, venne travolto dai debiti e assalito dagli strozzini. Finì nelle segrete della fortezza di Chateauneuf, dove rimase rinchiuso in una cella, sempre la stessa, per molti anni, sino a quando, ormai vecchio, chiuse gli occhi per sempre.

La giovane Josephine, quando era nata, aveva avuto il solo cognome della madre, perché del padre quasi nessuno sapeva. Quando la madre morì, dandola alla luce, povera come aveva sempre vissuto, fu adottata dalla sorella di lei, che la allevò come se fosse stata figlia sua, malgrado pure la sua famiglia non vivesse nell’abbondanza e dovesse combattere ogni giorno contro la malvagità della sorte.
Quando compì dieci anni seppe che il padre era quasi certamente il vecchio conte, che tuttavia non la riconobbe mai e neppure aiutò in alcun modo la bambina o la famiglia che l’aveva accolta. Le fu detto di mantenere il segreto sulla sua origine, per evitare di suscitare vendette o violenze. Con quella nobile casa era meglio usare prudenza, e se si era deciso che lei venisse dimenticata, così doveva essere.
E Josephine mantenne il segreto, ma seppe anche ottenere la sua tragica vendetta.      

                                                                                                         Silvano C.©                                                                                                                

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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