Quando si parla di memoria, e pure io amo farlo, dovrei
sempre distinguere la necessità inderogabile del ricordo da quella, altrettanto
vitale del rinnovamento, dell’adeguarsi ai tempi, senza rimpianti per mitiche
età dell’oro mai esistite.
La memoria è essenziale, noi siamo la nostra memoria, non
possiamo essere nel presente se non come attimo che segue altri attimi ormai
finiti, ma che ci hanno formati come siamo ora, con pregi e difetti.
La memoria poi è l’unico modo per onorare chi ci ha fatto nascere, crescere e maturare, chi a volte ha offerto la vita per un
mondo migliore, ha fatto progredire col proprio genio l’intera umanità ed ha
lasciato tracce nell’arte, nel pensiero, nell’esempio.
Ma, tolto questo debito di gratitudine e dati per acquisiti
(anche se si sa che è illusorio) gli insegnamenti del passato, non bisogna
rimpiangerlo quel tempo.
Prima di tutto è impossibile tornarci, e anche potendo
farlo, esattamente in quelle condizioni, non ci converrebbe, pochi credo lo
farebbero.
Partendo dal piccolo mondo dell’esperienza personale io mi
rendo conto che sicuramente vorrei rivedere alcune persone che se ne sono
andate, ritrovare alcuni amici, rivivere in quei luoghi che si sono
trasformati, riprovare quelle emozioni. Ma, lo confesso, in realtà questo non è
vero del tutto. Ora non tornerei mai nell’ambiente ristretto del paese dove ho
vissuto i primi anni. Tanto dolore mi procurò lasciarlo quanta consapevolezza,
in seguito, ho raggiunto grazie a quel distacco.
Il vaso di terracotta mi piaceva, e romperlo mi ha gettato
nella disperazione. Ora però non lo vorrei più, né riparato perfettamente e
neppure scambiato con uno nuovo. Quel vaso semplicemente non mi interessa. Ci
starei stretto, limitato.
Lo stesso, per estensione, lo vedo nella nostra storia
umana. Il sogno di un’età nella quale l’agnello non fuggiva dal lupo e
l’incolpevole Pandora ancora non era stata pensata appartiene alla fantasia,
esattamente come l’Araba fenice e il navigatore dei cieli Dorasio.
Trovo illuminante poi, e questa non è più fantasia, che
l’origine dei mali dell’uomo sia associato sempre a figure femminili, come
Lilith, la già ricordata Pandora oppure Eva, e che le grandi religioni
monoteiste vedano la figura della donna come secondaria rispetto a quella
dell’uomo. Se avevo bisogno di un motivo in più per non illudermi di un tempo
passato e perfetto, questo mi basta.
Il tempo che ci rimane è il futuro. Siamo nati per quello.
Ignorare il passato è miope, volerlo riproporre quantomeno stupido.
Tentennando, sbagliando, facendo un passo avanti e due indietro, sperando e
progettando, fuggendo anche, abbiamo davanti non uno, ma tanti sentieri
possibili. Basta semplicemente scegliere quello giusto.
L’immagine è: L'età dell'oro
di Lucas Cranach il Vecchio
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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