domenica 12 aprile 2015

L’età dell’oro


Quando si parla di memoria, e pure io amo farlo, dovrei sempre distinguere la necessità inderogabile del ricordo da quella, altrettanto vitale del rinnovamento, dell’adeguarsi ai tempi, senza rimpianti per mitiche età dell’oro mai esistite.       
La memoria è essenziale, noi siamo la nostra memoria, non possiamo essere nel presente se non come attimo che segue altri attimi ormai finiti, ma che ci hanno formati come siamo ora, con pregi e difetti.
La memoria poi è l’unico modo per onorare chi ci ha fatto nascere, crescere e maturare, chi a volte ha offerto la vita per un mondo migliore, ha fatto progredire col proprio genio l’intera umanità ed ha lasciato tracce nell’arte, nel pensiero, nell’esempio.

Ma, tolto questo debito di gratitudine e dati per acquisiti (anche se si sa che è illusorio) gli insegnamenti del passato, non bisogna rimpiangerlo quel tempo.
Prima di tutto è impossibile tornarci, e anche potendo farlo, esattamente in quelle condizioni, non ci converrebbe, pochi credo lo farebbero.

Partendo dal piccolo mondo dell’esperienza personale io mi rendo conto che sicuramente vorrei rivedere alcune persone che se ne sono andate, ritrovare alcuni amici, rivivere in quei luoghi che si sono trasformati, riprovare quelle emozioni. Ma, lo confesso, in realtà questo non è vero del tutto. Ora non tornerei mai nell’ambiente ristretto del paese dove ho vissuto i primi anni. Tanto dolore mi procurò lasciarlo quanta consapevolezza, in seguito, ho raggiunto grazie a quel distacco.
Il vaso di terracotta mi piaceva, e romperlo mi ha gettato nella disperazione. Ora però non lo vorrei più, né riparato perfettamente e neppure scambiato con uno nuovo. Quel vaso semplicemente non mi interessa. Ci starei stretto, limitato.

Lo stesso, per estensione, lo vedo nella nostra storia umana. Il sogno di un’età nella quale l’agnello non fuggiva dal lupo e l’incolpevole Pandora ancora non era stata pensata appartiene alla fantasia, esattamente come l’Araba fenice e il navigatore dei cieli Dorasio.

Trovo illuminante poi, e questa non è più fantasia, che l’origine dei mali dell’uomo sia associato sempre a figure femminili, come Lilith, la già ricordata Pandora oppure Eva, e che le grandi religioni monoteiste vedano la figura della donna come secondaria rispetto a quella dell’uomo. Se avevo bisogno di un motivo in più per non illudermi di un tempo passato e perfetto, questo mi basta.

Il tempo che ci rimane è il futuro. Siamo nati per quello. Ignorare il passato è miope, volerlo riproporre quantomeno stupido. Tentennando, sbagliando, facendo un passo avanti e due indietro, sperando e progettando, fuggendo anche, abbiamo davanti non uno, ma tanti sentieri possibili. Basta semplicemente scegliere quello giusto.

L’immagine è: L'età dell'oro di Lucas Cranach il Vecchio
                                                                                                        
                                                                                                                      Silvano C.©                                                                                                               

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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