Ti specchi ancora in quella fonte di acqua pura e
trasparente, pensando di essere tu puro e trasparente come lei? Forse sì,
Narciso, perché è mito pensare che tu moristi quel giorno, e ti vedo ancora
camminare per le strade di oggi, o vivere di gloria effimera.
Cerchi come all’inizio di piacere senza innamorarti mai di
nessuna o nessuno. Mi ricordi chi si mise a riflettere sulla situazione e
soprattutto sugli abiti da indossare, ma tu pensavi che la situazione non
contasse nulla, solo gli abiti ed il loro apparire.
So che non mi vedi, ma non potresti del resto, tu che vedi
solo te stesso, e chi ti circonda è vivo solo perché vede te, esclusivamente
quando vede te.
Che contano le speranze ed i dolori degli altri, i piccoli
ed umani desideri, il lavoro ed il sacrificio? Tu sei Narciso, tu non ascolti
neppure l’Eco anche quando riporta le tue parole, eppure la reciprocità è
senz’altro una delle radici della vita, ma tu lo ignori. Non esiste lo
scambio.
Pensi di vincere, eppure in certi casi è meglio perdere
che vincere, dimostrando in tal modo minor superbia e naturale fragilità.
Alla fine non si vince mai l’ultima battaglia, e con essa l’intera guerra.
Saranno gli altri a decretare la nostra vittoria, Narciso, solo gli altri, e
noi non lo sapremo, mai. O forse mai. Ma tu continua pure a specchiarti nelle
vetrine, negli sguardi, nelle immagini che ti ritraggono, ormai al passato.
La generazione precedente alla mia, quella di mia madre e di
mio padre, non sempre aveva frequentato la scuola. Molti
allora non sapevano della tua storia antica, ma conoscevano il senso delle
cose, e i tuoi trucchi della mente per loro erano privi di senso. La bellezza,
quando la vedevano, era presente, era attrazione immediata, era omaggio e
gratitudine, ma era sempre esterna, era incarnata in un’altra persona.
Se qualcuno in quegli anni diceva: “Tu sei il mio idolo,
la mia dea”, era il tu che contava, non l’io che esprimeva l’ammirazione.
Ma tu sei Narciso, per te conta l’io. Nell’estremo della
vita hai infine capito, raccontano, e ti sei reso conto che era impossibile
essere amato da te stesso, e questo ti ha fatto precipitare sino ad arrivare al
fiume torbido e scuro, nel quale il tuo riflesso non potevi più vedere. Ultima
inaspettata beffa.
A volte abbiamo ancora l’occasione per riparare, prima del
nostro momento, ci vuole tempo per riportare alla luce ciò che è stato
cancellato, ma ciò non è impossibile, e facendo riemergere il passato che
sembrava dimenticato un po’ rendiamo giustizia, anche se non possiamo riparare
ogni cosa di quanto, come Narciso, abbiamo sbagliato.
Incapace di sostenere la tua bellezza, perché maschio e non
ancora uomo, o forse entrambi. Incapace di capirla, come solo una donna,
neppure una femmina, la può intendere, ed usare così nel modo giusto.
Non sei nato per quella bellezza, ma da quella ti fai
sedurre, anche quando assume forme diverse. Ora sei tu, Narciso, che puoi
scegliere se rinnegare il tuo nome, quello che rappresenta, ed allora, forse,
anche tu sarai finalmente amato, amando.
Nel testo minuscoli camei rubati a quanto hanno scritto
Michela Marzano, Billie Holiday,
Adele Grisenti, Dacia Maraini, Elena Bibolotti e Patrick Modiano, non
necessariamente in questo ordine.
“Il narcisismo è associato a varie disfunzioni interpersonali, tra cui l’incapacità di
mantenere rapporti sani a lungo termine, comportamenti non etici ed aggressivi”
ha spiegato Emily Grijalva, Università di Buffalo, specificando che tocca
maggiormente gli uomini rispetto alle donne.
L'immagine è "Eco e Narciso" (1903), di John William Waterhouse
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.