martedì 8 aprile 2014

Ventinove scopre i libri ed è il finimondo


(prima di leggere qui guarda cos’è successo qualche mese fa)

Dal mese di novembre erano arrivati a Rovereto, e si trovavano mica male lì, avevano fatto bene a spostarsi, perché a Querciolano ormai per loro la situazione si era fatta difficile, ed ora, circa 5 mesi dopo, neppure i soliti polemici avevano argomenti da tirar fuori per criticare la decisione di Uno, e la pace regnava nel piccolo popolo.


Ventinove, al solito, non riusciva a star fermo, era curioso di tutto, e quella loro nuova patria di adozione gli offriva mille occasioni per scoprire sempre cose nuove.
La notte, quando gli umani solitamente andavano a dormire, a parte alcuni che tiravano tardi nei bar ancora aperti oppure i soliti stupidi che andavano in giro per vedere che nuovi danni fare in città, lui se ne usciva, da quella bottega vuota di Via della Terra al numero 15, e si guardava attorno.

Aveva così scoperto, poco lontano, al numero 12, una bottega strana, con un artigiano che produceva terracotte o cose simili, e le decorava anche molto bene. La cosa buffa era che a volte vedeva gente che appoggiava libri ad una finestra della bottega e se ne andava. Poi capitava che quel libro venisse preso da qualcun altro, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. Incuriosito aveva letto una scritta: “bookcrossig”, e poco a poco aveva capito che in quel posto i libri venivano scambiati.
 
Una sera uscì con Duecentoquindici e con suo fratello, Duecentosedici, con l’intenzione di allargare il solito giro allontanandosi un po’ dalla loro bottega.
A poca distanza trovarono una gioielleria senza gioielli. "Strano", pensarono. Poco più avanti una bomba intelligente e pacifista che quando aveva avuto l’occasione di scoppiare aveva deciso che non voleva farlo, e poi aveva sposato la causa di chi è contrario alla guerra, indossando una bandiera arcobaleno della pace. “Se anche una bomba non vuol fare la guerra un motivo ci sarà”, pensò approvando Ventinove.
Ma la cosa che veramente lo colpì, la prima volta che si trovo davanti quella bottega, fu il cappellaio che voleva vendere libri. Più matto di quello, pensò, difficile trovarne altri di umani.
Anche Duecentoquindici e Duecentosedici rimasero colpiti da quella strana e storica bottega di cappelli che però, sulla porta di ingresso, riportava la scritta: I LIBRI ED IO SIAMO QUI !

"I libri sono importanti", pensò Ventinove. Molto più dei cappelli. Poi i tre esploratori tornarono verso la loro bottega, ma prima andarono al numero 12 e presero un libricino. Il mattino dopo la bella Quarantacinque trovò, al suo risveglio, accanto a lei, quel libro. Narrava una storia d’amore, che lei lesse d’una fiato, e subito dopo lo passò alle sue amiche, che tutte eccitate fecero lo stesso.
Il danno ormai era fatto. 
Ma che razza di idea gli era venuta a Ventinove? 
Tutti sapevano che gli piaceva Quarantacinque, e che pure lei non disdegnava le attenzioni di lui, ma per quale motivo farle scoprire i libri? 
Tutte le ragazze iniziarono a chiedere ai loro spasimanti altri libri, con altre storie, perché, come tutte le femmine, erano curiose e volevano sapere. Il piccolo popolo, che trascorreva tranquillo i mesi in attesa del nuovo raccolto di patate, fu percorso da una nuova frenesia, che non fu possibile tenere a bada con i pochi libri recuperati ogni tanto con qualche puntata notturna al numero 12.

Come in altre emergenze simili Uno, vista la situazione, convocò le sue due consigliere di fiducia: Novanta, l’economa e pesatrice ufficiale, di grande esperienza e saggezza, e Settantotto, la prostituta filosofa, che di esperienza ne aveva pure lei, anche se di altra natura.
Discussero al solito molto animatamente, perché Uno non perdeva occasione per far indispettire ora Novanta ora Settantotto. Loro due stavano al gioco, sin dove volevano però, giusto per dargli un po’ di soddisfazione, perché oltre a rispettarlo in fondo lo ammiravano, e pure molto. Ma quando poi si trattava di decidere sapevano molto bene come portarlo a ragionare esattamente nel modo voluto, ed alla fine la spuntavano invariabilmente loro.
Anche quella volta Uno approvò le due, e la decisione che presero all’unanimità fu semplice e pratica.
Il solito Seicento, con i suoi amici, avrebbe organizzato, sotto la guida di Ventinove, una ricerca a tappeto in tutta la città per trovare il maggior numero di libri possibile e poi li avrebbero portati nella loro bottega, per colmare la nuova sete di conoscenza che sembrava aver contagiato quasi tutti, volenti o nolenti.

Nelle settimane che seguirono scoprirono una libreria che stava per chiudere o già chiusa, la Libreria Blu, poi un’altra piccola libreria indipendente, la Libreria Piccolroaz, e tante cantine con scatoloni pieni di libri, abbandonati.
Si organizzarono in squadre poco numerose ma efficienti, ed in poco tempo riuscirono a portare nella loro bottega scatoloni e scatoloni di libri di ogni genere, facendo finalmente felici Quarantacinque e tutte e sue amiche. Anche Uno iniziò a prenderci gusto nella lettura, lui, che prima aveva solo pensato a cose pratiche e che la saggezza l’aveva appresa da suo padre (e suo padre da suo nonno, in una tradizione orale ininterrotta da secoli).

Alla fine la pace tornò di nuovo nel piccolo popolo.
                                                                                                  Silvano C.©


( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

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