La
lingua è viva, muta nel tempo, si adatta all’uso, e fa dimenticare termini non
più pronunciati o letti sempre meno. La lingua è fatta di parole, e di regole
che dicono come si legano le parole tra loro. Noi siamo le parole che pensiamo
e pronunciamo. Noi stessi cambiamo nel tempo e con noi cambia il vocabolario
che usiamo. La nostra storia come esseri umani comincia con le parole, prima
era solo preistoria, anche se eravamo già umani ma ancora indecisi su cosa
avremmo voluto essere, forse semplicemente restare in vita.
Ed
ora, in Italia, siamo di fronte ad una lenta ma inesorabile mutazione che
intende rimettere in discussione il potere della parola maschile pensata nell’ottica
maschile e che valorizza il lavoro e l’importanza maschile.
Nulla
di drammatico o, peggio, di tragico, ma semplicemente un salutare ripensamento
alle incrostazioni pregiudiziali e dovute alla tradizione secolare.
Compaiono
parole brutte, come femminicidio, che tuttavia descrivono una realtà della
cronaca quotidiana che si vorrebbe confinare nel normale, mentre non è normale
uccidere una donna solo perché la si ritiene una proprietà. Si usano parole
come sindaca, che ancora i dizionari non accettano, ma è solo questione di
tempo, poi anche l’Accademia della Crusca certificherà che sindaca vale mille
volte più di petaloso, petaloso sparirà inghiottito nell’oblio e sindaca avrà
la stessa dignità di avvocata, medica, operaia e così via.
Ora
i sostantivi nei vocabolari spesso riportano la voce maschile, e la variante
femminile è solo citata. Per andare all’origine del tema-problema, succede lo
stesso per la parola uomo. Se uomo viene bilanciato da donna tutto è perfetto,
ed equilibrato. Se invece uomo significa specie umana si crea un circolo
vizioso di significati che si confondono e si sovrappongono.
Quando
Linneo pensò alla sua classificazione binomia definì la specie Homo Sapiens, ma
non credo che per sapiens intendesse solo l’uomo, per lui era sapiens pure la
donna, ma non scelse Femĭna sapiens.
Non
so se il Rano si pone questo problema semantico, visto che appartiene al genere
Rana ed il nome è femminile sia in italiano che in latino. Ho l’impressione
(non confermata da prove) che lui viva benissimo anche senza questa
distinzione, forse consolandosi per il fatto che tutte le rane femmine
nascono girini.
Riflessione
seria sul sito della Treccani:
L’immagine che
ho scelto per il post è di Goya, ma se vuoi vedere una donna ed un uomo nudi (con
un bambino) guarda qui: Homo sapiens su Wikipedia.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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