sabato 11 giugno 2016

dopo




Se esiste un senso nella vita umana, oltre al senso generale della vita che sembra semplicemente quello di essere, è legato alla consapevolezza del dopo.
Al dopo non so se un cavallo ci pensa, o un fagiolo, o una delle migliaia di api operaie che sta in uno dei tanti alveari a svolgere dal primo all’ultimo giorno il compito per il quale è stata destinata. Un senso il codice genetico lo trasmette, e tutti i viventi non umani sanno stare al loro posto, nel bene e nel male, anche quando sono destinati ad essere quasi esclusivamente cibo per altri.

Per un essere umano le cose sono tutte tremendamente più complicate, esaltanti e tragiche. Senza illudermi di dire nulla di nuovo arrivo al senso del dopo quasi giornalmente, e da sempre, per quanto possa ricordare.
La spinta alla soddisfazione immediata del piacere è sempre presente, a volte esageratamente, in modo intermittente per lo più. Il suo rovescio della medaglia è il senso del dopo, l’irrisolto dubbio su cosa sia veramente giusto fare, di volta in volta.
E la scelta diventa complicata, poco rassicurante, da ricontrattare ogni volta.

Il dopo è un fine, una motivazione, è la percezione che se non saremo eterni, e questo sembra pacifico; qualcuno verrà dopo di noi. Il pensare a chi verrà dopo è fondamentale, come lo è cercare di trasmettere quello che si sa o che si è capito, oppure tentare di impedire errori che abbiamo commesso. Si è tutti maestri, per periodi più o meno lunghi. Ed un maestro è chi pensa al dopo, magari dimenticando il proprio schema mentale per lasciare libertà a chi dovrà poi scegliere a sua volta. Fornire ogni potere possibile e rinunciare al proprio, dare un metodo ma non le informazioni, dare le informazioni per iniziare, indispensabili, e poi sperare che vengano accolte ma andrà bene anche se verranno superate.

Una strana esaltazione tocca due persone quando qualche cosa di impalpabile passa dall’una all’altra ed in quel momento preciso si vede il mondo quasi allo stesso modo. Ricorda il momento nel quale le dita del Creatore toccano quelle dell’Uomo, per un attimo alla pari.
Nella realtà non è questo il dopo, nessuno qui è Creatore, semplicemente i tempi delle vite sono sfalsati, e sarebbe più corretta l’immagine della staffetta, perché entrambi gli atleti hanno pari dignità, e chi passa il testimone non è superiore a chi lo riceve non ne è il maestro.  


                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

2 commenti:

  1. Il "dopo" è un seguito,credo,un cambio,una prospettiva diversa. Forse per questo si cerca, per alcuni,di lasciare qualcosa,come quando lasci un ricordo alla persona che ti ha ospitato. Poi chissá...
    Ciao Silvano :-)

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  2. si passano idee, cose, illusioni ed ideali, umanità...ciao, Antonella...:-)

    RispondiElimina

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