venerdì 24 giugno 2016

ciò che fummo




Sebben tu non mi creda, sempre qui io resto, a spiar il tempo e il vento. Un giorno andrò con loro, un giorno, come conviene ad ognuno di noi, e non temo la morte, bensì la vita, e l’attesa, e il dubbio. Non dovrei temerla, lo so, ma certo ha un senso. Inutile invece temer la morte, che del dopo non sappiamo nulla, forse è essa stessa nulla, ed eternità oltre il tempo.

Non vedi tu le nostre biblioteche quanto son colme delle vite passate? Le nostre strade sono accompagnate da palazzi costruiti da chi non è più e per chi li ha voluti. Un monumento, una targa marmorea, la discussione se quello fu un santo o un malfattore, o solo un uomo, l’ammirazione per chi tanto è riuscito a lasciarci in tanto poco tempo.

Non aver paura della nostra storia, di ciò che fummo nei nostri antenati, perché ora noi siamo quelli, esattamente quelli, ma con un po’ di più ed un po’ di meno. La nostra storia ci ha fatti crescere, ci ha maturato in quel che siamo, e dobbiamo riconoscerla nelle mille piccole e grandi cose che ci stan d’attorno. Come tu pensi a me, non dipende da te, ma da ciò che hai imparato ed hai fatto tuo, seguendo quel maestro o quell’impostore. Sei responsabile delle tue scelte quindi, non di ciò che sei.

Puoi sceglier in modo diverso, quello puoi, hai sempre una scelta, perché noi fummo quando non eravamo, già da allora, già da quando il vento ed il tempo iniziarono a soffiare ed a muoversi.


                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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