mercoledì 8 giugno 2016

Senza passato non c’è futuro - E qual è la direzione da prendere?




La logica elementare, visto che non siamo eterni e che viviamo immersi nello scorrere unidirezionale del tempo, suggerisce che se ora siamo significa che veniamo da qualche parte ed andiamo verso qualcosa.
Sembra banale, ma per qualcuno non lo è, appare difficilissimo da capire e dovrebbe essere ripetuto ogni giorno.

In politica, in economia, nei rapporti sociali, in amore e nell’amicizia, nella stessa preparazione personale lavorativa e professionale non si può improvvisare se non si parte da quello che si è capito di ciò che è successo prima.

Ovviamente è facile farsi rapire da abili affabulatori che nascondono i fatti a loro esclusivo tornaconto, anche se di qualcuno occorre per forza fidarsi. Ed è altrettanto facile farsi trattenere dalla troppa prudenza, rifiutando così il nuovo solo perché essendo nuovo non è mai stato provato prima.
In questi giorni di grandi mutamenti (e difficili, per molti aspetti) non mancano gli impazienti che vorrebbero avanzare verso un futuro di novità che mi ricorda troppo altre passate illusioni e novità, in alcuni casi tragiche.

Io mi limito ad osservare che oggi il pensiero di Marx non è più applicabile alla lettera, come non lo sono i Testi Sacri o la Carta Costituzionale scritta ormai 70 anni fa, prima della guerra fredda, prima del terrorismo delle BR, prima di avvenimenti che hanno mutato per sempre il nostro mondo. Marx aveva torto? Non credo. I Testi Sacri dicono idiozie? Neppure questo credo. I padri costituenti hanno sbagliato? No, nel modo più fermo penso di no. Eppure non possiamo dare per verità intoccabile ciò che ci viene dal passato, perché il nostro compito è di vivere e mutare il mondo, magari nel modo più dolce e lieve possibile, ma dobbiamo mutarlo.

Abbiamo due sole alternative, da questo punto di vista. O viviamo, e il mondo, con la nostra semplice presenza, ne verrà influenzato, oppure scegliamo la morte, e così lasciamo il mondo agli altri, che in ogni caso ne disporranno, nostro malgrado.

Il nostro destino è avere dubbi, è cercare di interpretare quello che è avvenuto ieri, di capire quanto è stato fatto, e poi scegliere, sperando ingenuamente di non fare errori (oppure, più onestamente, accettando pure di commetterli).

Ed ora cosa devo fare io? Non lo so. E cosa devi fare tu? Lo so ancor meno.

“Pedro, adelante con juicio”

 La vignetta è di Altan
                                                                                                                            Silvano C.©   

(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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