Ti racconto una leggenda inventata, come in fondo lo sono molte leggende che partono da episodi avvenuti che si trasformano in storie popolari sulle quali poi si è ricamato sino a creare fatti che non sono mai avvenuti. Questa però in parte l’ho inventata io, rubando un po' qui e un po' là. Del ponte gobbo di Bobbio non devo dirti nulla, ne sai più di me, tu ci sei nata e io lo ricordo ancora dopo quell’unica volta nella quale ci tornammo assieme. Delle streghe non aggiungo nulla di nuovo sostenendo che non sono mai esistite, che la loro presunta magia ha fatto comodo in certi periodi storici nei quali si riteneva che il potere per mantenersi avesse bisogno anche di queste persecuzioni. Potrei dire qualcosa invece delle curatrici capaci di usare erbe, fondi di caffè, olio, movimenti delle mani, toccamenti e parole pronunciate in modo misterioso per procurare sollievo o vere e proprie guarigioni senza richiedere l’intervento di medici, psicologi o farmaci tradizionali. Da bambino avevo un dolore che non mi passava in alcun modo a un braccio e i miei mi portarono, avevo meno di sette anni, da una donna che abitava non molto lontano. Lei, in una sola volta, mi segnò, così mi spiegarono. Mi toccò dopo aver fatto qualcosa con un piattino con acqua e olio. Potrei ricordare male alcuni particolari, lo ammetto, il fatto vero è che il dolore mi passò e lo dimenticai. Mi ero inventato da solo questo dolore? Non lo so, ma la sensazione di sollievo fu vera. Il diavolo in tutto questo come c’entra, e il gatto? Il gatto nero, in particolare, richiama ancora racconti e storie, viene legato alla magia delle streghe, qualcuno pensa sia mandato dal maligno. Personalmente non so se esiste il diavolo, so per certo però che esiste il male, e molto di questo è procurato dall’uomo stesso. Ma continuo a divagare, lo so. La leggenda, per arrivare al tema che mi sono proposto, racconta di un ponte sul quale un giorno passò un gatto grigio. Semplicemente il gatto voleva andare da una parte all’altra della riva e a quell’ora della sera, da lontano, sembrò di colore nero. Un paio di burloni, forse pure un po' ubriachi, raccontarono di aver visto il Signor Diavolo esattamente in mezzo al ponte col suo gatto accanto a dargli man forte. Ovviamente voleva impossessarsi di qualche anima, le prime che sarebbero passate quando accanto a loro ci sarebbe stato visibile il gatto, mentre il Diavolo ci sarebbe stato, ma invisibile. Il problema sorse quando qualcuno mise in giro questa stupida voce e da quel momento il ponte venne ignorato da chi solitamente lo usava. Chi ne aveva bisogno piuttosto attraversava il fiume a guado, aiutato in questo da un periodo di quasi siccità. E come si risolse la cosa? Nel modo più naturale. Il gatto nero ma grigio era una gatta, non un gatto. Per qualche tempo nessuno la vide sino a quando non ricomparve con una nidiata di piccoli gattini, cinque in tutto, due grigi, uno bianco, uno nero e uno a macchie bianche e nere. Il padre forse fu un grosso gattone bianco che di tanto in tanto compariva per poi sparire di nuovo. Una bambina disse, chissà come le venne l’idea, che quei gattini avrebbero portato fortuna a chi li avesse adottati. Fatto sta che tutti trovarono casa e la stessa gatta, con uno dei suoi gattini, trovò ospitalità esattamente nella trattoria da dove, qualche tempo prima, erano usciti mezzo ubriachi due buontemponi raccontapalle. La leggenda ebbe vita brevissima, tutti ripresero a passare sul ponte e, se accanto a loro camminava anche un gatto, o una gatta, magari gli facevano pure una carezza. Ciao Viz, sorridi.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.