ognuno uccide chi ama.
Ripercorro i luoghi soliti, ti ritrovo a volte, mentre altre
volte mi sfuggi e così mi distraggo, colpevolmente. Respirare l’aria della
speranza, dell’attesa e della paura. Sapere che qualcuno soffre, vedere chi
porta una borsa con le cose necessarie, e trovare un viso che mi riporta altri
anni. Non so descrivere quello che provo ogni volta che percorro quei corridoi,
o per farlo dovrei smettere di tornarci,
e ripetere all’infinito dentro di me la stessa azione, come se riascoltassi lo
stesso brano musicale, rivedessi lo stesso film, rileggessi le stesse pagine,
sino a confondere il vero.
Chi conobbi quattordicenne, oggi donna, mi dice che non sono
cambiato. Quando le dico di te mi risponde che spera che io superi questo
momento. Quando ci salutiamo e si allontana io supero lei, che non conta quanto
conti tu, e, se mi permetti, non intendo superare alcun momento, malgrado
quello fosse un augurio in buona fede. Tanto di quello che dovrebbe aiutare è
del tutto inutile, inefficace, fuorviante. Io non so cosa sia giusto, ma non me
lo può dire nessuno; solo tu, con calma e pazienza, me lo farai capire.
Ed
ora di nuovo buon anno, Viz. È già trascorsa una settimana, e il nuovo anno non
è iniziato peggio di quello appena finito. Non è poco.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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