Meglio provare il dolore per
una perdita che non aver mai perso nulla perché nulla si è avuto.
Sbagliava, in fondo, forse, un
personaggio famoso che ci ha lasciato qualche anno fa. Era molto attento ai
suoi risparmi e si inteneriva maggiormente davanti alla nobiltà decaduta, alla
ricchezza perduta, a chi ha visto e vissuto la grandezza e poi questa gli è
sfuggita.
A suo giudizio
chi ha avuto solo poco o nulla può vivere molto meglio le miserie quotidiane,
non sente alcun bisogno di confronto con una condizione precedente e migliore.
Ora è impossibile provare le
due diverse condizioni, abbiamo una sola vita, non so dire quindi se avesse
ragione, o chi possa dire di avere la sorte migliore.
Nel mio caso particolare, solo
per me, senza alcuna pretesa di generalizzare, io dico meglio con. Meglio con
quello che ho avuto, anche se l’ho perduto, piuttosto del contrario.
Il regalo che mi facesti in
parte l’ho perso, ti vengo a cercare e non sempre ti trovo, mi illudo di
vederti ma so che è solo una mia fantasia, forse, e dubito di tutto. Tuttavia non
ho alternative, e sono pure geloso di quello che ho, che mi resta. Sia pure una
semplice foto o un ricordo nascosto, o ancora una frase sussurrata da non so
dove che mi riporta il suono della tua voce. Il poco che mi resta è meglio del
nulla e dell’assenza completa di non averti mai incontrata.
A volte ascolto chi mi
rifiutò, in passato, ci parlo, e sento sempre meno pietà o comprensione. Anzi,
provo soddisfazione, a conti fatti. Non lo dirò mai apertamente o direttamente
agli (alle) interessati (e), ma ciò che penso è che ognuno, in parte, si merita
quello che ha e come va a concludere la sua vita. A ciascuno lascio i rimpianti,
se ne ha, per le scelte giuste o sbagliate fatte. E provo invidia per altri. Quello sì. Provo invidia
per chi ha avuto ed ha ancora.
Così, a modo mio, ti tengo con
me Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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