L’idea
di viaggiare mi rimane dentro come un desiderio profondo e irrinunciabile. Ritorno
indietro rivedendo gli anni passati ma mi proietto anche in un futuro possibile
ed ancora nascosto. Non avrò mai un futuro come è stato il passato, l’anagrafe
gioca a mio sfavore, ma potrei forse averlo molto più intenso e così sfruttare
mezzi che un tempo non avevo. Eppure anche no.
Dopo
aver viaggiato non troppo ma neppure poco so di aver camminato a sufficienza. Vorrei
vedere per la prima volta Parigi, certo, o Londra, o tornare a Berlino e ad Atene.
E poi passeggiare nella piazza di Ascoli Piceno, dove assieme non siamo andati mai. E mille altri luoghi ancora da scoprire,
più di mille anzi. Mi capita di pensare a posti diversi ogni nuovo giorno che
arriva.
Stanotte
vedevo quella stanza mai usata in quella casa apparentemente nostra. Era familiare
ma non è mai stata reale, era solo una parvenza nella quale mi sono ritrovato come se per me stare tra quelle pareti fosse usuale, un espediente che hai usato
per dirmi altro. Tu c’eri, ma non ti vedevo. Per qualche motivo io sono entrato
in quella stanza, ho trovato vecchie bottiglie di acqua che scadevano
nel 2010, una finestra per non so quale motivo non perfettamente chiusa ed un po’ di muffa sui muri. Tu eri in casa, ti sentivo, e sapevo che
erano i tuoi ultimi giorni. Questa sensazione era forte. Sapevo che in qualche modo stavo per perderti e mi sembrava normale. Non posso definirlo un incubo, non lo è stato, non hai voluto che lo fosse, lo scopo era diverso. Perché mi hai fatto entrare in quella stanza mai
vista prima? Dopo essermi svegliato e riaddormentato mi hai di nuovo fatto
percorrere le strade di un paese (forse sardo) e ti sapevo ancora in attesa,
forse in quella stessa casa. Ero uscito in compagnia poi, per non so quale
motivo, ho dovuto oppure ho deciso di tornare indietro, da solo. Il percorso del
ritorno non è stato facile. Le gambe erano frenate. Quando sono riuscito a
muoverle obbligandomi in qualche modo ho trovato un altro ostacolo, una rete metallica, a sbarrarmi la strada appena percorsa. Però
era scesa la notte, io non sapevo per quale altra via tornare e alla fine,
quasi litigando, ho convinto il padrone di quel percorso probabilmente privato
a farmi passare. Se non me lo avesse concesso non so immaginare cosa avrei
fatto. Così ho superato un terzo ostacolo, una persona che si era messa tra la necessità e la sua realizzazione, una persona un pò ottusa che opponeva ragioni che mi bloccavano . E tu, ne ero cosciente, vivevi i tuoi ultimi momenti, lo sapevo, dovevo
uscire e dovevo anche tornare. Tornare, anzi, era prioritario.
Cosa
tu abbi voluto dirmi non lo so capire. Forse troppe cose, forse due o tre
fondamentali. La prima è che tu mi stai attorno, in qualche modo, per distrarmi
dagli idioti che mi vorrebbero distogliere dalle cose importanti. Per dirla
meglio, forse, per farmi capire cosa è importante. Sono importanti le persone, sempre, ma non tutte le persone sono uguali, penso adesso a tante ore di distanza.
E
poi, credo, che la casa che cerco o i paesi che vorrei vedere e non ho mai
visto non siano tanto lontani.
Se
poi scorgessi, oggi, le mura medievali di una tra le belle città italiane che non
abbiamo mai visitato, magari illuminate dalle luci serali dei lampioni, io rimpiangerei
la fortuna che non ho più, perché non vedrò mai più nulla in quel modo che
desidero.
E
allora, come diceva Danny Boodman T.D. Lemon, Novecento: in culo i viaggi mai fatti.
Ciao
Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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