Scrivo troppo poco.
Mi manca un certo modo di scrivere.
Per scrivere in realtà scrivo,
ma mi distraggo, perdo di vista la cosa essenziale. Scrivo d’altro ed altrove.
So che vivere è preferibile
allo scrivere, ma questo valeva tempo fa, ora non vale più.
Ora scrivere è un modo anche
per vivere, per farti vivere.
In parte mi fa ricordare
quello che è stato, e tutto quello che mi aiuta ad avvicinarmi a ciò che mi
interessa.
In parte mi fa dialogare con
te, mi permette di trasformarmi, se possibile, nelle tue dita che battono sulla
tastiera e fanno uscire le tue parole. Io spero che questo sia realizzabile
anche se non saprei come spiegarlo.
In parte mi fa immaginare un
futuro diverso, come se tutto quello che avviene potesse materializzare ciò che
scrivo.
Ed allora potrei raccontarti
di un viaggio per cercare una soluzione, un viaggio in posti lontani, difficile
da organizzare, costoso sia dal punto di vista economico sia per l’investimento
emotivo e di speranza, iniziato in un giorno di disperazione e terminato in un
giorno col sole, un giorno sereno.
A volte immagino che un
elicottero in quel viaggio ci potrebbe stare, come ci potrebbe stare qualche
strumento medico quasi da fantascienza, o persone buone e capaci, attente, e poi mi perdo, perché trovo nebbia.
In che modo devo raccontartelo
questo viaggio perché si possa realizzare sul serio? Dove sbaglio se quando
scrivo non riesco a cambiare il mondo? E allora perché devo scrivere? Mi rispondi,
Viz?
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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