sabato 8 marzo 2014

Tu chiamalo Franco, per comodità


Viene da anni di difficile reinserimento sociale, diciamo così, in seguito ad un trasloco della famiglia, e da altri anni di scoperte e nuove conoscenze, aggiustando poco a poco il tiro nella scelta delle persone, ma ancora decisamente troppo disponibile volendo attenersi a normali e prudenti standard selettivi, quindi si getta a pesce in ogni occasione per aprirsi a nuovi contatti, e senza secondi fini se non quelli della ricerca di un proprio spazio.
Uno dei primi approcci con Franco, chiamiamolo pure così per dargli un nome, avviene quando un pomeriggio estivo arriva davanti a casa sua e parcheggia l’utilitaria del padre, che usa pure lui perché è l’unica auto in casa. Già da fuori Franco lo saluta e gli chiede che razza di macchina è quella, rendendolo edotto del fatto che il suo impianto stereo hi-fi vale sicuramente più dell’auto del padre.
Lui abbozza, dovrebbe probabilmente capire con chi ha a che fare, risalire in macchina ed andarsene senza neppure salutare. Invece resta ed entra nel cortile dove quello ed alcuni amici hanno sistemato l’impianto stereo e col quale deliziano tutto il vicinato con musica ad altissimo volume. Riflette che indubbiamente il motore della Fiat 600 nemmeno a farlo rombare fuori giri potrebbe emettere tanto rumore, e rimane un po’ ad ascoltare musica con loro.

Un altro giorno Franco gli chiede che razza di occhiali da sole ha, gli fa vedere i suoi, gli fa capire che sono molto migliori e non costano quasi nulla (sono occhiali Ray-Ban, e costano una cifra impossibile per le sue tasche) e che a tutti gli effetti lui non sa comprare e non sa vivere. I suoi li ha effettivamente comprati alla Standa, e non sono così belli ed eleganti.

Nei mesi che seguono, per uno strano gioco del destino o di quelle alchimie che neppure i teorici della pietra filosofale saprebbero spiegare, lui si ritrova spesso in giro con Franco. Lo scarrozza in giro, lo accompagna nelle sue peregrinazioni alcoliche notturne, e con un’idea infelice lo porta in visita ad un carissimo amico, col quale spesso si ritrova da anni la sera a discutere. Al nuovo arrivato, appena entrato nella stanza dell’ospite, non sfugge la discreta collezione di bottiglie di liquori e superalcolici che sono da sempre su uno scaffale in alto, e che ci fanno una certa figura, bisogna dire. Franco chiede quasi subito se l’ospite gli offre da bere, e il suo amico gentilmente prende un bicchiere e la bottiglia di Johnny Walter e li mette sul tavolino. Il bicchiere, da acqua, viene riempito sino a due terzi, e bevuto in pochi sorsi, mentre parlano del più e del meno, e poi riempito ancora.
Durante le visite estemporanee che lui e Franco fanno all’amico nei due mesi che seguono praticamente tutte le bottiglie che contengono un po’ di alcol vengono svuotate, comprese quelle di amari impossibili o i piccoli mignon da collezione.

Si avvicina Capodanno. Il gruppo abbastanza numeroso ed eterogeneo che frequenta comprende l’immancabile Franco la cui famiglia ha comprato da poco una casa con un magazzino enorme, perfetto, una volta ripulito ed addobbato, per una festa come si deve. Il tempo per organizzarsi c’è. Per molti pomeriggi, lui ed altri, vestiti in modo pesante perché l’ambiente è gelido ed umido, spostano vecchie cose, gettano rifiuti, puliscono pavimenti e pareti e rendono il locale perfettamente abitabile, cosa che neppure un’impresa di pulizie professionale avrebbe potuto far di meglio. Ci mancava solo che si mettessero ad imbiancare le pareti e il servizio sarebbe stato completo.
Vengono sistemate stufette elettriche e a gas, ognuno versa la sua quota per comprare un rinfresco adatto alla serata, ovviamente senza dimenticare gli alcolici. Arriva il gran giorno e l’ultimo dell’anno tanto atteso. La serata inizia nel locale abbastanza caldo e con un impianto stereo adatto ad una discoteca. Lui è soddisfatto, si trova bene. Non tutto è perfetto, ma è un buon Capodanno. Sino al brindisi di mezzanotte almeno.
Dopo Franco diviene preda di una incontenibile smania di vivere, di emozioni, di provare cose nuove. Non si trova più bene nel posto che è costata tanta fatica. Vuole uscire, vuole andare a vedere altre cose, cercare in un locale pubblico, vuole farlo a tutti i costi. E così si parte, diretti ad una discoteca della provincia, si paga un biglietto ridotto, vista l’ora, ma si resta giusto il tempo di bere, e poi nuova smania di cercare altro. Lui accompagna paziente, ma quando le ore passano, la sete di vita non si assopisce e la stanchezza diventa grande, rifiuta di continuare ad andare in giro a vuoto, e, tra le facce lunghe di qualcuno, accompagna a casa chi deve e va finalmente a dormire.

Da alcuni anni organizza prenotazioni ed uscite nei vari teatri di Ferrara e delle province limitrofe per assistere a spettacoli e concerti. Recentemente poi ha iniziato, con un portatile Grundig, a registrare i concerti ai quali assiste. Il suo Grundig però è difettoso. Distorce un po’ il suono, e dopo vari tentativi capisce che le uniche musicassette che funzionano bene nel suo apparecchio sono le Hitachi e le Sony.
Per quella sera ha già i biglietti per l’unico concerto che terrà Amalia Rodrigues a Ferrara, al Teatro Comunale, ma non ha fatto in tempo a comprare le audiocassette, e durante il pomeriggio capita in casa di Franco casualmente, perché da un po’ lo frequenta meno del solito, e questo gli offre in regalo un paio di adiocassette Sony, in modo da fargli registrare la grande cantante portoghese.
Con i suoi amici va a teatro, occupa con loro il palco di terzo ordine che hanno prenotato, lui sistema il microfono e, quando le luci si spengono ed Amalia inizia a cantare lui registra, come ha già fatto altre volte.
Lo spettacolo ha molto successo. Lui registra anche gli applausi finali e le voci degli amici che finge di intervistare per avere un commento immediato.
Completa una cassetta e ne registra pure parte di una seconda. Tornato a casa la riascolta. Gli sembra di rivivere il concerto al quale ha appena assistito. È soddisfatto.
Passano pochi giorni. Incontra Franco che gli chiede se può sentire come è venuta la registrazione, visto che non ha potuto assistere allo spettacolo. Ingenuamente, perché lui le cose le capisce solo dopo, gli porta quelle audiocassette che aveva ricevuto in regalo, e quella sarà l’ultima volta che lui vedrà sia le “sue” cassette registrate al concerto di Amalia Rodrigues sia Franco.

                                                                Silvano C.©


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti offensivi o spam saranno cancellati. Grazie della comprensione.

Post più popolari di sempre

Post più popolari nell'ultimo anno

Post più popolari nell'ultimo mese

Post più popolari nell'ultima settimana