Gli fanno mettere dei vestiti che non gli piacciono, e gli
altri lo prendono in giro per questo. Sono terribili i bambini tra loro, per il
solo gusto di esserlo, perché si può fare, e perché quasi mai si rischia nulla
a prendersela con uno più piccolo o più debole, più vigliacco o solo meno
abituato a farsi valere.
Del resto lo sanno tutti che lui non sa correre, non sa
arrampicarsi sugli alberi, ha paura di sporcarsi troppo e deve tornare a casa
presto, altrimenti la madre lo sgrida, perché potrebbe ammalarsi, e in effetti
si è già ammalato, quando era piccolo sul serio e qualche volta gli capitava di
bagnare il letto.
Ma è vendicativo, non è buono per nulla, è solo costretto a
mentire per non essere preso di mira in modo più violento e rimane al gioco sin
quando regge. Non vuole essere isolato del tutto dagli altri e quindi,
probabilmente senza rendersene contro, cerca alleati. Poi si rende conto che
ogni sua reazione sarebbe sproporzionata, e sarebbe occasione per gli altri di tormrntarlo ancor di più.
Un giorno di pioggia però, ritornando con l’autobus dalla
città, dopo essere stato deriso per quasi tutto il viaggio, si mette alle
spalle di quello che lo aveva preso di mira più di tutti gli altri e,
aspettando il momento giusto mentre si aprono le porte automatiche, lo spinge
con forza nell’attimo preciso nel quale quello sta per appoggiare il piede sull’ultimo
predellino.
Lo vede cadere nel fosso, tra erbacce e ortiche, e
rimettersi in piedi velocemente tutto sporco di fango per ritornare indietro
verso di lui, ma intanto le porte si sono richiuse e l’autobus riparte e si
allontana.
Quello, una volta tornato a casa sua, verrà sgridato e forse
le prenderà per essersi conciato in quel modo di ritorno dalla scuola. E lui sicuramente
il giorno dopo avrà un problema nuovo, la cosa non gli piace, ma, e di questo
ne è convinto, quello che va fatto, va fatto.
Tarassaco
del prato, del giardino e del parco, del fosso e del bordo della strada. Quando
desiderio ti chiama, tu sai che devi andare
Lei si presenta all’appuntamento vestita in modo elegante. Si
sono sentiti solo al telefono, grazie ad una amicizia comune, e si incontrano
la prima volta sotto la torre. Lui arriva in macchina, come concordato e, lei
sale veloce, sperando che parta presto. Non desidera farsi vedere da chi la
conosce. Lui non è sicuramente il massimo. Ha un’utilitaria, pochi capelli,
sembra timido e senza alcuna esperienza, ma un paio di ore le possono benissimo
passare assieme. Vanno in un posto non troppo lontano, trovano un bar con un giardino,
si fermano e chiacchierano un po’. Lui sembra indeciso, e del resto lo è pure
lei, ma in fondo è simpatico e spiritoso. Decide di rivederlo una seconda
volta, circa dieci giorni dopo, perché entrambi hanno difficoltà a farlo
prima.
Il secondo incontro, che è anche l’ultimo, si ritrovano come
vecchi amici e decidono di fare un giro sui colli vicini. La giornata è bella,
non troppo calda, e passeggiare sui prati ancora quasi deserti è piacevole. Trovano
una panchina. Si avvicinano, timidamente, si toccano. Lui con i tenti tocca i
suoi in un tentativo di baciarla, poi lei si arrende un po’ e lo lascia fare. Sente
le sue mani che la accarezzano, e le salgono sotto la gonna, sino a sfiorarle
le mutandine. Avverte un brivido, ma non ne ha voglia, o, per essere più
precisi, non ha abbastanza voglia di lui. Continuano un po’ a toccarsi, ma ora
entrambi hanno capito che la cosa non ha alcun senso. Lei guarda le piante di
tarassaco con i loro fiori gialli e spera di tornare presto a casa e finirla
lì. Lui capisce e con una scusa le chiede di anticipare il rientro.
Si salutano, una volta tornati in città con la promessa - che
nessuno intende mantenere - di rivedersi e con un bacio a labbra chiuse solo a
sfiorarsi.
Dente
di leone, porto rassicurante per anime in cerca di sicurezze.
È del segno del Leone, segno di comando e di potere. Quando lo
ritrova, anni dopo quella spinta dall’autobus, le cose son cambiate. Ora la
comune amicizia infantile è trasformata in un rapporto più adulto ed è
possibile riprendere un percorso nuovo, o solo interrotto.
La cosa diventa tanto importante che diventano inseparabili,
ed iniziano a parlare quasi usando lo stesso linguaggio, le stesse
similitudini e tic verbali, la stessa ironia. Trovano interessi comuni ed amicizie comuni. Finché
dura si divertono anche a vestirsi in modo simile, ed è una stagione bella, per
lui, che forse capisce solo in parte la realtà del loro rapporto, che si adagia
su una sicurezza di comprensione mai provata prima.
Quanto poi possa essere illusoria lo capirà solo quando
tutto sarà finito, quando l’amico se ne andrà una sera senza dare spiegazioni,
mentre sino a pochi giorni prima non avrebbe avuto alcun problema a proporgli
di andare con lui. È del segno del Leone, segno di comando e di forza di
volontà, sa essere duro e sicuro, ed ha un indiscusso fascino sia sui ragazzi
che sulle ragazze, e lui ha vissuto solo di luce riflessa.
Taraxacum
officinale, perché ogni cosa ha un suo posto, magari artificiale, nel nostro
bisogno di classificare il mondo.
Per un certo periodo si dedica alle piante infestanti, e tra
gli esemplari che gli sono venuti meglio nel suo erbario c’è il Taraxacum officinale.
La tavola è preparata a regola d’arte, su cartoncino, e la pianta perfettamente
essiccata è tenuta in posizione con striscioline di carta sottile. La scheda
riporta tutti i dati tassonomici, data, luogo, e nome del classificatore.
Ora quell’erbario, dopo tanti anni, sarà stato sicuramente
buttato.
Radicchio,
e ricordi.
Sua nonna li raccoglieva, ne è quasi certo, anche se non lo
ricorda più tanto bene. Li raccoglieva e poi li mangiava, ma a lui non piacevano;
erano amari e non voleva saperne.
E ne erano pieni i prati, i bordi dei fossi, il limitare delle
strade di campagna, gli argini dei fiumi. I migliori erano quelli teneri, senza
le gemme del nuovo fiore composto che avrebbero prodotto, e cresciuti lontano
dalla strada, in mezzo ai campi. Oggi, ogni tanto, raramente a dire la verità,
va a raccoglierne qualcuno, se si allontana appena un po’ dai percorsi stradali
più battuti, lontani dalle auto.
Cicoria
selvatica,o dell’ebbrezza della vita, che dura quanto dura.
La gonna che svolazza mentre va in bicicletta e mostra un po’
di più di quello che sarebbe conveniente ma che sarebbe tuttavia un peccato non
esibire, senza intenzione di far nulla ma non senza la malizia di chi ancora
non ha capito tutto, ma che tutto ha sicuramente intuito.
E poi l’aquilone, preparato nel mese di aprile, e lei che
corre trascinandolo con quelle gambe lunghe per vedere se si alza in volo
raggiungendo la corrente di vento un po’ più forte.
E ancora quella volta, in soffitta, con un’altra, quando iniziano
a giocare con un ragazzino e vengono interrotti da qualcuno che li sta
chiamando, da sotto. Una ragazzina selvatica quasi quanto una certa varietà di
cicoria dei campi.
Soffione,
ed è subito volato via.
Ogni volta si stupisce quando ne vede uno, eppure è la
stagione giusta, durerà ancora mesi, quindi ne vedrà ancora tanti. Qualcuno lo
prenderà in mano strappandolo col suo gambo, delicatamente, facendo attenzione
a non rompere quell’armonia perfetta per il gusto di poter disperdere poi con
un unico soffio nell’aria quei minuscoli frutti secchi muniti di
paracadute personale.
Prima stavano tutti vicini, nati e cresciuti assieme, ed ora
ognuno di loro è portato dall’aria al suo nuovo destino, che può essere
fortunato, se potrà dar vita ad una nuova piccola piantina, oppure no, se cadrà
in acqua o sul cemento, o mangiato da qualche insetto. A tutti però è data la
possibilità di provarci, o almeno di tentare.
Silvano C.©
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte. Grazie)
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