venerdì 2 settembre 2011

Un maestro



È stato il mio maestro, quando io ero un ragazzino di terza, quarta e quinta elementare. Negli anni '50 utilizzava già proiettori portatili per diapositive in valigetta, ci faceva costruire immensi presepi con chili di Pongo, ci invitava a raccogliere bozzoli di farfalle da far schiudere in classe, ci portava in visita alle segrete del Castello Estense, ci guidava nella visita alla mostra di Boldini, parlandoci e mostrandoci pure i suoi quadri “proibiti”. 
Faceva educazione sessuale, non per tutti, visti i tempi e la nostra età, ma per quelli che avevano manifestato certe curiosità e che giudicava pronti a capire le sue parole, dopo averne preventivamente parlato con i genitori. Ci faceva imparare i canti della prima guerra mondiale, come “la Leggenda del Piave,  o il  “Va, pensiero” dal Nabucco.  Ci proponeva ricerche sulla Treccani e su altri libri non di testo.
Il suo approccio laboratoriale alle materie si può esemplificare in un episodio. Un giorno, non so chi di noi ragazzini, chiese se pesava di più la sabbia secca o quella bagnata. Lui non spiegò la risposta, ci avrebbe impiegato pochi minuti a farlo. No. Mandò il bidello in cortile a raccogliere un paio di contenitori di sabbia. Incaricò alcuni ragazzi di riempire un secchio di acqua.  Estrasse dall’armadio bilance, scatole, bicchieri, contenitori, e altre cose che ora si sono perse nella memoria. Non ricordo neppure cosa ho fatto io esattamente, ma non scorderò mai la sua arrabbiatura solenne quando alla fine vide l’aula trasformata in un pantano, sabbioso e incalpestabile.
Credo che si sia divertito molto a far sporcare noi e l’aula, e poi a sgridarci. In effetti, malgrado la sua sgridata, non ricordo di essermi sentito in colpa in quel momento, ed ancora oggi il ricordo di quell’episodio mi lascia dentro una profonda nostalgia. Quella è stata una lezione laboratoriale.
Alcune cose imparate allora mi sono rimaste come metodo, come approccio alle cose, come ricerca anche personale per avere una opinione o una idea.

Non è stato solo il mio maestro però, intelligente, innovativo, umano, severo e preparato, ma anche uno dei più grandi storici che Ferrara abbia potuto vantare, un uomo colto ed umile, che non si è mai arricchito col suo lavoro.

(Adiano Franceschini su Wikipedia)

                                                                          Silvano C.©

 
( La riproduzione è riservata. Ma non c'è nessun problema se si cita la fonte.  Grazie)

4 commenti:

  1. a Pavia ho avuto una maestra che , era una scuola Montessori, aveva anche lei la capacità e la pazienza di farci fare ricerche varie e sempre con le attrezzature giuste , ci faceva anche seminare e travasare e seguire il cambio delle stagioni ma era una donna sola e non buona e sembrava non volerci mai dare confidenza...a Roma invece per la sola quinta elementare ho avuto una maestra trottolina , allegra e piena di voglia di unirci in una bella classe allegra e piena di storie.Sapeva che stavo sola per molto tempo e mi aveva detto che dalla mia radio lei sentiva se ero felice e se stavo studiando; mi aveva messo vicino un amico,Ciacci, che mi portava spesso perfino la cartella e una bimba con lunghe trecce rosse Marchisio, con cui a volte potevo andare a fare i compiti...a me sembra che non si sia perso il buon seme e ho trovato nella mia vita insegnanti coraggiosi e ...sempre poveri ;-))<3

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  2. Tiziana Giorgi Dalla II alla IV elementare la mia maestra era Alfonsina Gandolfi, mantovana di origine, trapiantata in Liguria non so perché. Insegnava in una pluriclasse (2-3 classi insieme), compito difficilissimo che svolgeva con straordinaria competenza e leggerezza. Bravissima in tutto, nelle scienze eccelleva. Raccoglievamo foglie, le classificavamo. Così con le radici. Osservavamo insetti... Un giorno abbiamo guardato i fiocchi di neve al microscopio: un incantesimo! Ogni giorno il mondo si apriva davanti a me. Alfonsina Gandolfi era anche bellissima. E' stata non 'una' mia maestra, ma 'la' mia maestra.

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  3. Queste persone meritano il nostro ricordo. Ora è la rete che le mantiene vive. Silvano C.

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  4. L'enorme importanza delle parole nella prima infanzia,possono condizionare la crescita delle diverse categoria di uomini. Parole attente formano uomini curiosi di conoscere.
    Anche io ringrazio la mia insegnate Moretti Emilia.

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